Poletti, ministro del Lavoro con delega alle figuracce!

di Massimo Gramellini. Il ministro del Lavoro con delega alle figuracce Giuliano Poletti ha deciso di sfatare a parole, e non solo con la sua presenza, l’affermazione retorica secondo cui sono sempre i migliori quelli che se ne vanno. Lo ha fatto con l’eleganza e il tatto che lo contraddistinguono fin da quando spernacchiava come scansafatiche i laureati ventottenni, per la gioia degli specializzandi ancora curvi sui libri a quell’età.
Poletti ha cominciato col dire che “se centomila giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti sessanta milioni di pistola” e i maligni hanno subito pensato che la volesse mettere sul personale. Poi l’uomo delle coop rosse ha tirato l’affondo: “È un bene che certa gente se ne sia andata, sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più tra i piedi”. Un mio amico – il cui figlio laureato in Ingegneria col massimo dei voti ha appena accettato un posto a Londra forse perché suo padre non aveva da offrigliene uno nella Lega delle Cooperative – si è leggermente risentito. Temo non abbia colto la delusione nascosta tra le pieghe della raffinata ironia ministeriale. Poletti non si capacita di come possano esserci centomila giovani così ingrati e antipatriottici da accettare un lavoro regolarmente retribuito all’estero piuttosto che immergersi nell’esilarante girandola italica dei “voucher” da lui promossi. Siamo in tanti a pensare che sia un bene che se ne siano andati. Un bene per loro. Mentre è un male che il ministro del Lavoro di un Paese con il record di disoccupati e precari rimanga ancora al suo posto a sparare pistolettate.

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