Garrincha, l’angelo dalle gambe storte.
di Alberto Sigona. GARRINCHA (BRASILE, 1933-1983) CALCIO. L’ala brasiliana Anni ’60 è considerata da molti il miglior interprete nel suo ruolo, nonché il più grande brasiliano dopo Pelè. Garrincha era afflitto da diversi difetti congeniti: un leggero strabismo, la spina dorsale deformata, uno sbilanciamento del bacino, sei centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe; il ginocchio destro fu affetto da varismo mentre il sinistro da valgismo, nonostante un intervento chirurgico correttivo.
Garrincha visse l’infanzia “in uno stato quasi selvaggio”, camminando a piedi scalzi, nuotando nei fiumi e dando la caccia ai passeri. Proprio quest’ultima attività determinò la nascita del suo soprannome; garrincha è infatti il termine con il quale nel Nordest del Brasile si identifica un piccolo uccello marrone con il dorso striato di nero. Fu durante questi anni che sperimentò per la prima volta l’assunzione di sostanze alcoliche e fumo. In ossequio ad alcune tradizioni delle popolazioni indigene, il bambino si vedeva somministrare una mistura a base di cachaça (cachimbo) come cura per i suoi guai fisici, mentre già prima dei dieci anni divenne pure tabagista, essendo dedito a fumare sigari di paglia.
La sua più grande passione era però praticare il calcio, gioco cui dedicava gran parte del suo tempo e nel quale si dimostrò abile già da giovanissimo, tanto da distinguersi tra i coetanei. Fu subito evidente quale fosse la sua dote migliore, ovvero il dribbling, un gesto tecnico che eseguiva con genuino piacere. Il dribbling era reso particolarmente efficace dall’esplosività dello scatto e dall’imprevedibilità dei movimenti dovuta all’asimmetria degli arti inferiori.
Garrincha abusava spesso di questa abilità, giacché soleva dribblare gli avversari e attendere che ritornassero sui propri passi così da superarli una seconda volta, per puro diletto; in una partita valevole per il torneo Rio-San Paolo che il Botafogo giocò contro l’América, l’arbitro arrivò a minacciarlo d’espulsione per via dell’eccessivo numero di dribbling effettuato a scapito del terzino Ivan. In carriera (3 campionati carioca vinti) dimostrò di avere propensione al gol pur non essendo una prima punta, realizzando 249 gol in 579 partite (43%) per il Botafogo (divenne titolare a 16 anni), grazie anche al tiro potente e preciso di cui era dotato; era inoltre in grado di battere dei calci da fermo carichi d’effetto.
Con 26 partite e 20 gol quello del 1953 fu il suo campionato più prolifico. In genere però non andò mai in doppia cifra. Si ritirò definitivamente a 40 anni (sebbene negli ultimi anni giocasse solo in casi eccezionali), ma il vero Garrincha si ammirò soltanto sino a 30 anni.
Caro roberto b, ma di quale guerra stai parlando? Non mi sembra che tu stia scrivendo dal 'fronte'! E poi…
Gen.le elena ct alla mia chiara domanda " chi è che a in mano le sorti di questa povera Italia?"…
x roberto b. Le sorti di questa povera Italia sono in mano di tutti tranne degli italiani onesti e per…
x elena ct Se noi siamo padroni a casa nostra secondo te chi è che a in mano le sorti…
Nella maggio parte dei concorsi per funzionari sono previsti test di tipo logico deduttivo oltre a quelli situazionali. Ipotizzo che…