Fuori dalla procedura di deficit e adesso anche fuori dall’euro?

Proprio adesso che l’Italia è fuori dalla procedura d’infrazione per eccesso di debito pubblico, Beppe Grillo a livello nazionale e Roberto Maroni per la sola “padania” minacciano un referendum per uscire dall’Eurozana. Insomma, continuano le divisioni nel Belpaese che stenta a trovare una linea di condotta univoca, almeno quando si tratta di fare fronte comune a cospetto di situazioni altamente critiche e di assoluta e emergenza. Comunque, la Commissione Ue ha deciso di chiudere la procedura di deficit eccessivo e ridare fiato al nostro Paese, a condizione però che l’Italia non abbassi la guardia, ma prosegua sulla strada del risanamento dei conti pubblici. Insomma, cosa cambierà nella vita di tutti i giorni? Dovremmo ancora sopportare sulle nostre spalle una politica economica di “lacrime e sangue” fatta ancora di sacrifici, di tasse e ancora di tanto, troppo debito pubblico? Le cose non starebbero proprio così, dal momento che la direttiva Ue raccomanda all’Italia sì severità e rigore nei conti pubblici, ma al tempo stesso lungimiranza nelle riforme strutturali, ovvero di mettere in essere interventi seri e radicali rivolti alla ripresa economica e sociale del Paese. Le raccomandazioni che la Commissione rivolge all’Italia in parallelo con la proposta di chiusura della procedura di deficit eccessivo sono al primo posto quella relativa al proseguimento dell’azione di “consolidamento” del bilancio, mentre con le altre si sottolinea l’esigenza di portare avanti quel processo di riforme essenziale per ridare slancio alla crescita del Paese e quindi anche all’occupazione. In quest’ottica, il documento messo a punto dai servizi del commissario Ue per gli affari economici e monetari evidenzia la necessità di rendere molto più efficiente la macchina della pubblica amministrazione per alleggerire il sistema produttivo di una zavorra che troppo spesso ne condiziona l’attività e lo sviluppo. E chiede anche all’Italia di intervenire per rendere più efficace e produttivo il sistema bancario nazionale. Nonostante la riforma Fornero, Bruxelles insiste poi su una maggiore flessibilità del mercato del lavoro mettendo l’accento sull’opportunità di una contrattazione dei contratti maggiormente incentrata sul livello aziendale che non su quello nazionale. Parallelamente, secondo la Commissione, le politiche per la formazione dei lavoratori dovrebbero essere più attente e vicine alle reali esigenze del mercato del lavoro. La riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, nonché una maggiore apertura alla concorrenza del mercato dei servizi sono le altre due ‘raccomandazioni’ che completano il pacchetto messo a punto dalla Commissione. Con il suo via libera alla chiusura della procedura per deficit eccessivo, Bruxelles certifica che il programma d’azione messo in campo dal governo consentirà all’Italia di restare al di sotto della soglia del 3% nel rapporto deficit-Pil sia quest’anno e sia nel 2014. Aprendo così uno spazio di manovra, seppure limitato, per realizzare investimenti pubblici produttivi in cofinanziamento con fondi della stessa Unione. Ma a questo punto, il governo delle larghe intese saprà raccogliere la sfida e traghettare l’Italia fuori dalla crisi, o vinceranno le pressioni referendarie di chi come unica via d’uscita alla crisi propone… l’uscita dell’Italia dall’euro e dall’Europa?

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