Firma la Petizione dei Medici italiani: Sì al Servizio Sanitario Nazionale, No al regionalismo differenziato.

di Sindacato Medici Italiani. Siamo medici di famiglia, dell’emergenza territoriale, dell’ex guardie mediche, della dirigenza sanitaria  che lanciano e condividono con i cittadini, con i pazienti, con le associazioni di malati, con i sindacati della categoria, un  allarme in merito al  regionalismo differenziato, che tra qualche giorno arriverà in discussione in Parlamento.

I parlamentari della Repubblica saranno chiamati a votare sugli accordi riguardanti il regionalismo differenziato tra il Governo e le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Questi accordi mettono in discussione l’universalismo del Servizio  Sanitario Nazionale, così com’è stato praticato negli ultimi 40 anni nel nostro Paese.

Il regionalismo differenziato prevede che ulteriori materie legislative (sanità, istruzione, tutela dell’ambiente, ect.)  siano  date in esclusiva gestione alle regioni, sottraendole alla gestione congiunta dello Stato. La decisione di destinare la quasi totalità dei proventi dei residui fiscali alle Regioni del Nord metterebbe in grave crisi il sistema perequativo dello Stato, che con la fiscalità generale, finanzia lo stato sociale, le infrastrutture, l’istruzione e la sanità  di tutto il Paese.

Prendendo a riferimento l’accordo Governo e Regione Veneto, in tema di sanità, emerge che si attribuisce una maggiore autonomia alla Regione finalizzata a rimuovere i vincoli di spesa a riguardo delle politiche di gestione del personale dipendente convenzionato o accreditato.

La Regione avrà mano libera in materia di accesso alle scuole di specializzazione e potrà stipulare specifici accordi con le università presenti sul territorio regionale. Il Veneto, inoltre, potrà redigere contratti a tempo determinato di specializzazione lavoro per medici, alternativi al percorso delle scuole di specializzazione, solo per restare alle questioni riguardanti i medici.

Alle regioni, quindi, si permetterà di deregolare in merito alle competenze, alle prestazioni, alle norme delle professioni mediche. Così facendo si ridurranno i contratti nazionali a contratti regionali e si stravolgeranno  le norme sulla formazione.

Allo stesso tempo, se la formazione sarà devoluta alle regioni, si correrà  il pericolo della costituzione  di  sistemi universitari diversificati in giro per il Paese; anche in questo modo, il  Servizio Sanitario Nazionale abbondonerà  il  suo carattere omogeneo e verrà  trasformato in una somma di servizi sanitari regionali.

Si apra, da subito, un dibattito partecipato con le professioni mediche, con quelle sanitarie, con le associazioni dei malati, con le istituzioni, per continuare ad assicurare il carattere di universalità all’assistenza medica e sanitaria in tutto il Paese. Si rinvii la scelta di volere votare tra pochi giorni in Parlamento la cosiddetta autonomia differenziata.

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UNITI PER STARE BENE – VIDEO.

L’autonomia differenziata smantella il servizio sanitario nazionale creando 21 servizi sanitari diversi tra di loro“. E’ la frase con cui si apre il video lanciato dal Sindacato dei medici italiani (Smi) per denunciare “l’odiosa manovra” della regionalizzazione in Sanità. “La Repubblica è indivisibile, i diritti fondamentali come istruzione, scuola e salute devono essere uguali per tutti ed esigibili in modo uniforme da tutto il territorio nazionale.
La solidarietà è un principio fondante della questione sociale in un Paese civile. Nessuno può essere lasciato indietro.
Per questo il sindacato dei medici italiani dice no alla regionalizzazione della Sanità
“Ci opporremo con forza contro un regionalismo differenziato che non può essere il grimaldello per privatizzare il rapporto di lavoro dei medici, così come non accetteremo l’ipotesi che la formazione sia devoluta alle Regioni, perché si correrebbe il rischio della nascita di sistemi universitari diversificati in giro per il Paese”.

I medici inoltre esprimono forte perplessità sul ruolo che le assicurazioni private potrebbero assumere per la coperture di servizi di assistenza sanitaria e di prestazioni mediche oggi erogate dal servizio pubblico. “Anche per questo – conclude il sindacato – è importante che il Servizio Sanitario Nazionale mantenga il suo carattere omogeneo e non sia trasformato in una somma di servizi sanitari regionali, con l’aggravante dell’aumento dei cosiddetti ‘viaggi della speranza’.”

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