Finanziaria 2018. Sforo o non sforo!?

di Redazione. La Francia farà una manovra finanziaria in deficit del 2,8%. E allora, siccome l’erba del vicino è sempre più verde della nostra, la domanda sorge spontanea: ma se lo fanno loro, perché non possiamo farlo anche noi, costretti sotto l’1,6%? Insomma, perché Conte non può imitare Macron sullo sforamento del deficit? Semplice, perchè l’Italia non è la Francia!
Primo, perché la Francia passerebbe dal 2,6 al 2,8 aumentando così di appena lo 0,2% il proprio deficit, al contrario dell’Italia che dall’1,6 vorrebbe sforare i conti fino al 3%.
Secondo, perché Macron propone di tagliare la spesa pubblica in cambio di un drastico taglio (25 miliardi) alle tasse per agevolare la crescita. Esattamente il contrario di quello che vogliono fare Salvini e Di Maio, la cui ricetta è inversa e recessiva: più tasse per finanziare l’assistenzialismo a pioggia. Insomma, un conto è sforare per fare crescere la ricchezza, un altro è farlo per assecondare la decrescita, come ormai accade da troppo tempo nel Belpaese, dove l’unica cosa che continua a crescere, di pari passo con l’aumento delle tasse, è soltanto il nostro debito pubblico, gigantesco (una volta e mezzo maggiore di quello francese!). 
Terzo, perchè chi ha un debito maggiore delle entrate, non può permettersi di ‘scialare’. Ecco perché l’Europa ci impone di rispettare il Fiscal compact se vogliamo continuare a sopravvivere senza che le banche ci taglino i viveri.
Fiscal compact, Patto di stabilità, Pareggio di bilancio, Spread, Pil… 
Tutto iniziò tra il 2009 e il 2011 sotto il governo di Berlusconi e della Lega Nord, quando il debito accumulato nei decenni dai governi Crax-Andreotti-Forlani, era arrivato al 110% con lo spread alle stelle. Tanto che il Cavaliere e il ministro Tremonti, pur di avere qualche margine di manovra con Bruxelles, si impegnarono a nome dell’Italia a garantire i vincoli del Patto di stabilità per gli anni a venire. Pena l’attivazione di una serie di clausole di salvaguardia, come l’aumento dell’Iva.
Da allora tutti i governi hanno dovuto rispettare il pareggio di bilancio, introdotto in Costituzione, a causa di un debito pubblico stratosferico, per non fare la stessa fine della Grecia. Il rischio catastrofe era stato ridotto grazie alle misure lacrime e sangue del governo Monti e soprattutto grazie a quella Legge Fornero che oggi il governo giallo-verde vuole mandare in pensione con ‘Quota100’.
Dopo Monti, i governi che si sono succeduti alla guida del Paese hanno tentato di saltare l’ostacolo impattando sfibranti trattative con Bruxelles, che hanno portato solo ad ottenere le briciole, seppure facendo leva su terremoti, crolli e alluvioni e appellandosi all’emergenza migranti che aveva colpito il nostro Paese e che tra l’altro oggi, con la riduzione degli sbarchi, non ci permette più di ‘ricattare’ Bruxelles.
Ora, l’attuale governo ha promesso agli italiani dei provvedimenti (Reddito e Pensione di cittadinanza, Quota100, Flat Tax e Pace fiscale) che hanno un costo elevato e che andrebbero finanziati in deficit, essendo le casse dello Stato sempre inspiegabilmente vuote nonostante le centinaia di miliardi di euro di tasse che continuano ad essere versate a getto continuo dai soliti fessi.
Comunque, il problema è capire se dalla crisi più drammatica della nostra storia, se ne può uscire continuando a tirare la cinghia o magari con un elettroshock, ovvero facendo altro debito, per poi tentare di ripartire. Insomma, “sforo o non sforo”, questo è il dilemma!
E visto e considerato che il governo Monti ha dimostrato che con i tagli il debito aumenta, l’unica strada percorribile, sembra essere quella di far crescere il prodotto interno lordo. E per far crescere il Pil, almeno secondo il ‘governo del cambiamento’, bisogna spendere ed investire in sostegno al reddito delle famiglie meno abbienti. Anche perché se il prato non si annaffia l’erba non cresce!
Salvini e Di Maio dicono che si può fare, alla faccia dei cultori dello ‘zerovirgola’. Una scommessa rischiosa, per un governo che ha messo al bando il gioco d’azzardo, ma è anche vero che chi non risica non rosica. Ergo, chi vivrà vedrà.

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