FS, privatizzare gli utili e rendere pubbliche le perdite?

di Gerardo Lisco. Ferrovie dello Stato SpA, come è noto, è interamente partecipata dallo Stato tramite il Ministero dell’Economia e delle Finanze. A FS SpA fanno capo una serie di società tra le quali vi è Trenitalia SpA che gestisce il servizio di trasporto passeggeri e merci compreso il trasporto pubblico locale. L’attività è organizzata in due Divisioni. La prima riguarda sia i servizi universali a lunga e media percorrenza coperti da
contratto di servizio sottoscritto con lo Stato tra i quali rientrano gli Intercity, sia i servizi profittevoli tra i quali rientrano i treni Frecciarossa, Frecciargento e Freccia Bianca. La seconda riguarda la gestione dei servizi regionali secondo quanto previsto dal D. Lgs. N. 422/97. Il 16 novembre 2016 il Gruppo FS ha presentato il proprio ‘Piano industriale’ nel quale prevede, tra le tante cose, di quotare in borsa un pezzo importante di Trenitalia tra le quali le “Frecce” e i treni Intercity. Ad oggi non è ancora chiaro cosa realmente succederà a questi servizi. In un contesto di ristrettezze finanziarie che vede tagli al servizio di Trasporto Pubblico Locale, il comportamento tenuto dal Governo, considerato che la mobilità è un diritto sancito sia in Costituzione dall’art. 16, che nella Carta dei Diritti dell’Unione Europea all’art.II – 105, appare alquanto contraddittorio. Da una parte ci si accanisce tagliando risorse al Trasporto Pubblico Locale operando secondo i criteri alquanto penalizzanti circa il riparto del Fondi nazionale per il concorso dello Stato agli oneri del T.P.L., dall’altro consente a una Società interamente partecipata dallo Stato di fare operazioni sul mercato borsistico finalizzato alla privatizzazione di servizi che addirittura hanno un ritorno in termini di profitti. Una tale impostazione risponde a un criterio molto semplice che è quello di privatizzare gli utili e di rendere pubbliche le perdite scaricandole sulla fiscalità generale. Di fronte a un contesto che vede la sofferenza sociale ed economica di aree sempre più vaste del Paese sarebbe opportuno non svendere la parte profittevole di FS SpA, ma di utilizzare i profitti realizzati in funzione di sussidiarietà rispetto a quelle aree dove le condizioni sono tali che i criteri di riparto previsti dal DPCM 11 marzo 2013 e dalla L. n. 228/2012 n. 3 produrranno solo ulteriori tagli e peggioramento quantitativo e qualitativo del servizio.

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