Economia, ambiente e società: ricomporre le fratture per affrontare le sfide del futuro.

di Ermete Realacci. L’Agenda politica del mondo può cambiare se persino al vertice di Davos si discute di ambiente e dell’aumento delle diseguaglianze sociali. Il Global Risks Report 2017, uno dei documenti preparatori del Forum, ha sottolineato come i mutamenti climatici siano il primo rischio mondiale, immediatamente seguiti dalla diseguaglianza nei redditi e dalla polarizzazione sociale. Ma non è possibile affrontare le diseguaglianze riproponendo ricette economiche del secolo scorso,
continuando a leggere l’economia con gli occhi delle agenzie di rating. Non si difendono i diritti, le aree deboli e la coesione senza un’idea ambiziosa e al tempo stesso praticabile di futuro, c’è la necessità di ricomporre la frattura fra economia, ambiente e coesione sociale. I temi che hanno caratterizzato la politica di Obama. Il suo ultimo discorso, a Chicago, è stato straordinario. Uno speech che riconcilia con la politica e la sua missione, che per Bob Kennedy era “addomesticare l’istinto selvaggio dell’uomo e rendere dolce la vita sulla Terra”. Un’occasione per rappresentare la sua idea forte della democrazia, una visione che tiene insieme economia ed occupazione, diritti ed emigrazione, lotta al terrorismo. L’ambiente come dovere per il futuro ma anche come opportunità economica e tecnologica. E come sfida politica. Penso alle misure ad altissimo valore simbolico come il divieto di ricerca petrolifera lungo le coste dell’Atlantico, dal New England fino alla Virginia e nei mari dell’Artico. Penso al suo documentato articolo su “Science” nei giorni scorsi in cui si entra nel dettaglio di come il contrasto ai mutamenti climatici incroci un nuovo corso economico basato su rinnovabili, efficienza e risparmio energetico. A fare eco alle parole di Obama è giunto l’intervento del premier Cinese Xi-Jinping che, proprio a Davos, ha ribadito la necessità di rispettare gli accordi di Parigi sui mutamenti climatici. Vedremo fra poco quali saranno le scelte concrete di Trump. Per quanto riguarda noi, l’Italia è, fra i Paesi avanzati, quello che ha più contraddizioni e più opportunità. Non dimentichiamo mai i nostri mali antichi: il debito pubblico, la mancanza di lavoro, il peso delle mafie e della corruzione, una burocrazia spesso soffocante, il Sud che perde contatto. Ma per affrontarli dobbiamo cercare di fare leva sui nostri punti di forza. Già oggi una parte significativa del nostro sistema produttivo è orientato verso la sostenibilità e l’innovazione, le imprese che investono green sono quelle che innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro. Qui nel 2016 sono stati creati 249mila nuovi posti di lavoro, pari al 44,5% della domanda complessiva di lavoratori non stagionali, quota che sale fino al 66% nel settore ricerca e sviluppo. Il nostro modello produttivo è tra i più innovativi ed efficienti in campo ambientale, siamo leader in Europa per efficienza dei consumi energetici e riduzione delle emissioni climalteranti. L’Italia è sul primo gradino del podio anche per l’economia circolare: recuperiamo 47 milioni di tonnellate di materia ogni anno, il valore assoluto più alto tra i paesi europei. L’Italia ha un surplus commerciale manifatturiero con l’estero di 103,8 miliardi di dollari nel 2015 e si conferma uno dei soli cinque paesi al mondo che superano la soglia dei 100 miliardi di dollari. Grazie alla competitività del made in Italy in grado di combinare qualità e innovazione, vecchi e nuovi saperi. In tutti i settori. Con 9 miliardi di dollari di surplus l’industria italiana del Legno Arredo, ad esempio, è seconda al mondo per saldo della bilancia commerciale, preceduta solamente dalla Cina. Nel machinery con 59,5 miliardi di dollari di surplus, ci confermiamo nel gruppo di testa della graduatoria internazionale per saldo della bilancio commerciale. Non abbiamo rivali per numero ed eterogeneità di prodotti agroalimentari distintivi. In fatto di bellezza abbiamo il primato mondiale con 51 siti insigniti del patrimonio Unesco. Questa è l’Italia che Fondazione Symbola racconta in ‘L’Italia in 10 selfie.2017 – Le radici del futuro e la sfida dei mutamenti climatici’. Un documento che guarda al paese reale, fotografa i talenti dell’Italia che c’è e dimostra numeri alla mano che il nostro Paese è già protagonista di quell’economia più sostenibile e a misura d’uomo che emerge dagli impegni sottoscritti a livello internazionale contro i mutamenti climatici. E’ questa l’Italia che fa l’Italia, in grado di affrontare le sfide del futuro.

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