È tempo di riscoprire quel cattolicesimo politico che teneva unita la DC.

di Paolo Cirino Pomicino. In questi giorni amici carissimi della democrazia cristiana, con alcuni dei quali abbiamo anche condiviso anni di governo, hanno ricordato Benigno Zaccagnini in quel di Ravenna e anche con alcune autorevoli interviste. In questo ricordo giustamente elogiativo cui non possiamo non associarci c’è qualcosa però che non ci convince. Una tradizione popolare che si limita a ricordare oltre alle icone di Sturzo e di de Gasperi solo Moro (il vero segretario politico del tempo) e Zaccagnini è un cedimento alla vulgata corrente piuttosto volgare che ha sempre tentato di distinguere tra i democristiani i buoni e i cattivi.

Nel ricordo di questi giorni di Benigno Zaccagnini spira infatti un’aria omissiva che ha spesso caratterizzato la vita della sinistra di base, una delle correnti fondamentali della storia culturale e politica della DC. Quel che però molti di quegli amici democristiani spesso dimenticano è che nessuno dei grandi leader del nostro partito avrebbe potuto fare da solo quella storia gloriosa della democrazia cristiana che ha ricostruito il paese ed ha difeso la democrazia liberale contro ogni forma di terrorismo e contro ogni cultura dirigistica imbevuta di un egualitarismo ideologico fonte, a sua volta, di autoritarismo e di miseria.

Noi abbiamo una idea diversa da questi amici alcuni dei quali autorevolissimi. Ogni qualvolta ci capita di parlare di uno dei leader della DC li ricordiamo tutti perché tutti concorrevano a quella cultura e a quella politica. Davvero è possibile ricordare il caro Aldo Moro o il mite Zaccagnini senza ricordare nel contempo Fanfani, Gonella, Andreotti, Forlani, Spataro, Rumor, Pastore, Donat Cattin e tantissimi altri?

Questo dimenticare la storia complessiva della DC quando si elogia qualcuno non solo è un errore storico ma lascia spazi a sospetti che vanno subito ricacciati indietro. Gli amici di quella che fu la sinistra di base, infatti, piuttosto che tentare un processo di ricomposizione per rilanciare quella cultura del popolarismo che come dice Ciriaco De Mita è l’unica cultura che non si è usurata nel tempo stanno inseguendo da 25 anni gli ex comunisti nel tentativo di trovare la famosa terza via che non c’è.

Ed in questo sprovveduto rincorrere hanno smarrito ogni traccia della propria cultura così come, a loro volta, l’hanno smarrita gli ex comunisti che non ebbero all’epoca il coraggio di lavorare per L’Unità socialista e, come confidò ad alcuni di noi Gerardo Chiaromonte, tentarono la scorciatoia dell’opzione giudiziaria per giungere al governo creando il disastro proprio e dell’intero paese.

Ci siamo spesso domandati il perché di questo errore di amici autorevoli e pur non trovando risposta non abbiamo mai pensato che una parte di quella sinistra DC avesse accettato ciò che noi respingemmo con garbo scherzoso da Carlo De Benedetti quando ci venne a proporre di far parte di un disegno politico capace di sovvertire l’assetto politico del paese.

Non l’abbiamo mai pensato anche se i comportamenti di tanti potevano essere letti con verosimile malizia.

La nostra di oggi non è una disputa di un congresso antico fuori tempo e fuori luogo ma è figlia dello sgomento attuale per un paese che sta andando alla deriva perché senza bussola e senza visione privato com’è di quelle culture che ancora oggi, pur con affanno, reggono l’Europa e la gran parte degli Stati membri.

Ed allora vorremmo chiedere ai tanti figli di Zac (anche noi lo fummo perché nel 1976 eravamo tra i giovani eletti in Parlamento con grande consenso di voti) davvero la storia della DC è tutta racchiusa nella storia del cosiddetto cattolicesimo democratico (alias sinistra di base) lasciando da parte il cattolicesimo liberale e quello sociale interpretato da Pastore e da Donat Cattin?

Noi eravamo davvero un partito plurale perché tanti erano nel nostro pantheon (Rosmini, Murri, Sturzo, Maritain, Leone XIII con la sua rerum novarum e tanti altri ancora) e tante le sensibilità diverse nel partito ma tutte incardinate nel cattolicesimo politico e non un pout-pourri di residui culturali pieni di muffa e di grigiori come oggi purtroppo appare il PD.

Il nostro comune passato ci impedisce di essere poco seri e se l’invenzione dell’Ulivo di Romano Prodi (cui Helmut Khol chiese invano di riorganizzare i democratici cristiani) fu una scelta giusta, tutti sapevano che quella era una intelligente formula di governo non un partito con tutto quel che caratterizza i partiti sotto tutte le latitudini.

Separati siamo tutti diventati nani politici e quel che conta di più abbiamo lasciato il paese che amiamo senza guida e senza ideali e per giunta oppresso da 25 anni di mancata crescita e di iniezioni di veleno che sta frantumando la coesione dell’intera società. Un tempo ultimo forse esiste ancora e mai come oggi spetta ai Franceschini, ai Del Rio, ai Guerini, ai Rosato e ai tantissimi DC in parlamento un sussulto non solo di orgoglio ma di saggezza politica.

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2 Responses

  1. il Barman ha detto:

    C’è un enciclica contro la DC la si trova in rete.
    La buona e vecchia DC ha relatao negli anni all’industria automobilistica 220.000 miliardi di lire in finanziamenti. La Cassa del Mezzogiorno è stata un fallimento.
    Il BOOM, i meridionali al Nord alle catene di montaggio per fare la fortuna di qualcuno.
    Grazie onorevole ma spero proprio che quei tempi non tornino

  2. Sandrino F. ha detto:

    Ci hanno ridotti al punto di rimpiangere la democrazia cristiana di andreotti e fanfani e il partito socialista di craxi…. che brutta fine ha fatto questo paese!

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