Dl Fare, poco fumo e niente arrosto! Ma adesso scatta il Piano largo.

Fumata bianca! No, non si tratta dell’elezione del terzo pontefice e non ce ne voglia Sua Santità per l’inutile spavento, ma del via libera arrivato dalla Camera dei deputati che ha approvato – in fretta e furia – il “decreto del fare”. In realtà c’è poco da fare nel decreto contro disoccupazione ed evasione fiscale, e a favore del welfare, dell’adeguamento degli stipendi e delle pensioni al caro vita, del taglio del cuneo fiscale, dell’apertura del credito alle famiglie e alle pmi. Di questi provvedimenti urgenti per il Paese, neppure l’ombra, nonostante il sol leone di questi giorni. Insomma, tanto fumo e niente arrosto. 
O meglio l’arrosto c’è, ma solo per i partiti, che pochi giorni fa hanno votato contro la proposta del M5s di sospendere la rata dei rimborsi elettorali di luglio. Ieri la presidenza della Camera ha “concretamente erogato” 56 milioni di euro ai partiti. Ora lo stesso avverrà al Senato per un totale di 91 milioni di euro. 
Il Movimento5stelle è l’unico a lasciare i soldi nelle casse dello Stato. 
Pertanto, di fumo si è discusso. Tant’è che è arrivato lo ‘stop al fumo delle bionde’ in auto in presenza di donne in stato di gravidanza e di minori, come previsto dal testo del disegno di legge presentato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Il testo prevede anche la stretta sulle sigarette elettroniche annunciata dal ministro. I dispositivi non potranno essere venduti ai minori di 18 anni, non si potranno usare nelle scuole e le confezioni dovranno avere delle precise caratteristiche, comprese alcune raccomandazioni sulla possibilità di sviluppare dipendenza. Via le sigarette, elettroniche e tradizionali, anche dai cortili delle scuole! Il disegno di legge, firmato Lorenzin, prevede l’estensione del divieto di fumo che ora vale solo per i luoghi chiusi ”anche alle aree all’aperto di pertinenza degli istituti scolastici di ogni ordine e grado”.
Quindi, dal governo del partito unico poco fumo e niente arrosto. Solo una goccia d’acqua nel deserto della crisi italiana.
Ma Enrico Letta, di ritorno dalla Grecia – dove è andato a vedere che fine farà l’Italia con il suo governo del tirare avanti tanto per campare -, pensa ancora oggi di potercela fare, di riuscire a salvare l’Italia, insomma di poter risolvere tutti i problemi del Paese con questo “Dl Fare”, ovvero del fare poco o niente se non salvaguardare gli interessi della casta e delle lobby, e – in analogia con il governo delle ‘larghe intese’ – con un “Piano largo”, alias mettere in svendita i gioielli di famiglia.
Il “Piano largo”, infatti, consiste nella cessione del patrimonio dello Stato e della sua partecipazione nelle più importanti imprese del Paese: Eni, Enel e Finmeccanica. Non sembrerebbe proprio una gran bella idea, almeno per chi è ancora rimasto sano di mente in questo Paese, laddove il Pil è in caduta libera, il debito pubblico sale di pari passo alla tassazione fino a sfondare ogni possibile record negativo, la disoccupazione è ai massimi storici e i salari sono nettamente inferiori a quelli del resto dei lavoratori del Vecchio continente.
Più che un “Piano largo” forse sarebbe necessario stringere le “larghe fauci” di coloro che stanno divorando ciò che ancora rimane in piedi di questa povera Italia.

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