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Con il cosiddetto “ddl-salva-Sallusti”, approvato dalla commissione Giustizia del Senato, cambiano le norme del Codice penale sulla diffamazione a mezzo stampa. Niente più carcere in caso di diffamazione semplice e ingiuria, ma aumento delle sanzioni pecuniarie che lievitano a dismisura. Scampata la carcerazione, infatti, arrivano multe salatissime fino a 100mila euro per la diffamazione! E poi, interdizione dalla professione di giornalista anche fino a tre anni in caso di recidiva reiterata. Aggravante per la diffamazione organizzata, ribattezzata “norma anti-macchina del fango”. Obbligo di “rettifica” anche per i libri e tutte le pubblicazioni non periodiche. E ciliegina finale per una torta davvero indigesta da mandar giù, la norma ad ‘hoc’ perché siti internet, motori di ricerca e blog rimuovano contenuti su richiesta di chi si sente diffamato. Da “Dagospia” a “il Post”, da “Giornalettismo” a “Freeskipper”… insomma da tutti i blog potranno essere cancellati – a semplice richiesta del presunto diffamato, senza cioè alcuna sentenza – articoli e dati personali. Se “TU” – ad esempio – scrivi un post su MISTER X, MISTER X all’indomani può intervenire sul tuo post per “rettificarlo” come meglio gli pare e più gli fa comodo!!! Ed è evidente che a MISTER X conviene sempre e comunque presentare una “rettifica” ogni volta che viene scritto il suo nome e sperare, anzi, che venga ripetuto molto spesso: così può controllare le notizie e farsi propaganda. Questa norma sulla “rettifica” è una vera e propria operazione di censura preventiva che nessun Paese civile conosce! Il testo così come è stato licenziato dal Senato non è soltanto un sopruso contro la libertà di stampa dei giornalisti professionisti, che pure lavorano sotto l’ombrello dei grandi editori, dei loro studi legali e col paracadute delle assicurazioni professionali, ma è un bavaglio alla libera informazione della rete! Come potrebbe un piccolo blog pagare multe che arrivano sino a centomila euro? Meglio chiudere! Questa legge è un bavaglio alla libertà di pensiero e di espressione di tutti gli italiani! Una legge che non estingue la querela per presunta diffamazione e che anche in caso di “archiviazione” del procedimento penale non rimette le spese procedurali al querelante. Una legge che diventa una gabbia, una camera a gas, una pistola perennemente puntata alla tempia, una galera dove soppesare una ad una le parole da pubblicare, dove sottacere certi fatti, dove evitare di fare certi nomi per non incorrere in sanzioni economiche non sostenibili da chi scrive sul web solo per… passione. La passione per la libertà. La passione per un mondo migliore e più giusto. La passione per una società equa e solidale con i più deboli! La passione di dare voce a chi – in questo Paese, che si dice civile, libero e democratico – rischia di restare muto e rassegnato nel silenzio dei tanti ‘signor nessuno’!

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