Def 2015, così come Troika comanda.

di Gerardo Lisco. Renzi e Padoan hanno presentato il Def e non ci si poteva aspettare nulla di diverso rispetto a quanto hanno detto. Dal documento presentato si evincono i limiti e la subalternità politica del Governo Renzi agli interessi forti che egemonizzano l’Ue. Padoan ha dichiarato che nel lungo periodo l’economia italiana crescerà del 2%, se la cosa non fosse tragica, ci sarebbe da ridere: “In the long run we’re all dead”. In tutta sincerità penso che l’obiettivo di Renzi e Padoan sia esattamente quello di portare
il sistema a morire. E’ questo fine ultimo che giustifica atti politici e amministrativi apparentemente estemporanei e privi di logica funzionale all’interesse nazionale. Mi riferisco al bonus degli 80euro sfornato in prossimità delle elezioni europee dello scorso anno e al tesoretto di 1,6 miliardi di euro uscito fuori dal cilindro in previsione delle elezioni regionali e comunali del prossimo maggio. Il nuovo commissario alla spending rewiev, Yoram Goutgeld succeduto a Cottarelli, in diverse interviste ha chiarito fino troppo bene il suo pensiero e cioè abbattimento shock da 20 miliardi delle tasse con i proventi delle privatizzazioni di Poste, Ferrovie, Rai e municipalizzate; contratto unico stabile senza articolo 18 per i lavoratori, agenzia unica della mobilità per i dipendenti della P.A., tagli alla sanità dove ci sarebbe ancora “del grasso”. Mi sembra chiaro che l’obiettivo sia quello di ridurre la spesa pubblica privatizzando e tagliando in modo tale da rientrare nei parametri di bilancio fissati dall’Ue invece di procedere a una riqualificazione della spesa pubblica in funzione di una più giusta ed equa distribuzione di costi e benefici tra tutti i cittadini e quindi della crescita. Tanto il bonus di 80euro, che servì a Renzi per vincere le europee, quanto la stessa introduzione del Jobs Act, come ha evidenziato la Corte dei Conti, in un comunicato stampa di febbraio scorso, hanno contribuito ad aggravare la situazione di bilancio per cui l’aumento dell’Iva e dei carburanti, a meno di un ‘piano b’, è un fatto ineluttabile. Sempre la Corte dei Conti nello stesso comunicato ha segnalato come uniche note positive l’introduzione del Qe, per l’abbassamento del tasso di interesse sul debito pubblico, e il calo del prezzo del petrolio, interventi comunque ritenuti non sufficienti. Il Def presentato dal Governo rappresenterebbe il ‘piano b’. Solo interpretando le politiche del governo Renzi nel contesto più ampio rappresentato dalla costruzione di una Ue funzionale ai ceti dominati degli stati che fanno parte della Ue è possibile darne un senso logico e coerente. Il governo Renzi non ha fatto altro che realizzare a colpi di fiducia, o è sul punto di farlo, le controriforme imposte dalla tecnocrazia Ue. L’elasticità e la flessibilità che l’eurotecnocrazia e la Germania sono disponibili a concedere all’Italia sono finalizzate alla creazione di quel consenso elettorale da aggiungere a quello mediatico per consentire a Renzi di continuare nella destrutturazione del sistema economico, politico e sociale italiano in funzione degli interessi dei ceti dominanti legati al progetto in via di costruzione dell’Ue. Il lungo periodo al quale fa riferimento Padoan, non è solo un orizzonte economico, è l’orizzonte politico entro il quale deve essere ridefinito il sistema europeo. Da qui la subalternità del governo Renzi agli interessi dominanti a livello di Unione Europea. Subalternità che viene direttamente da quella dei ceti dominanti nazionali rispetto a quelli tedeschi e della mitteleuropa più in generale. Di questa subalternità il Jobs Act, il ridimensionamento degli spazi di partecipazione democratica sono solo alcuni degli indicatori. La cessione di sovranità in funzione della costruzione di una Europa politica è il contributo reale e tangibile che la classe politica di ciascuno Stato dà alla realizzazione del progetto. La cessione di sovranità ha un costo che è caricato, come si evince da tutte le azioni di governo che si sono succedute a partire da Monti, sulle classi media e operaia. Il Def presentato da Renzi e da Padoan, al di là della propaganda, presenta ulteriori costi per le classi sociali sopra richiamate. La costruzione dell’Ue, prima di ogni cosa, scaturisce dalla formazione di una coscienza di classe rappresentata da finanzieri, banchieri, imprenditori, tecnocrati, politici e intellettuali che hanno individuato in questo progetto lo strumento per continuare a mantenere la propria posizione egemone. Per realizzare questo progetto stanno utilizzando gli strumenti propri della Democrazia e cioè elezioni, propaganda, formazione dell’opinione pubblica, bilanci pubblici, ecc. I rappresentanti di questa upper class sovranazionale sono impegnati a far si che il “patto sottoscritto” venga rispettato e soprattutto che i costi ad esso legati siano a carico delle classi sociali subalterne. Soltanto inserendo la politica economica del Governo Renzi in questo contesto è possibile comprendere atti come il bonus degli 80euro, l’1,6 miliardi di euro da redistribuire con altri atti chiaramente in contraddizione con queste forme di elargizione. Atti politici e amministrativi come questi sono anche l’esempio di come siamo in presenza di una restaurazione ottocentesca dell’Europa.

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