Debito pubblico, l’Europa batte cassa. Governo giallo-verde al trivio.

di Redazione. La morsa, o meglio come si dice a Roma il nodo stretto dai ‘cravattari’ intorno al collo dell’Italia indebitata come non mai, si sta stringendo ogni giorno di più: “Chiedo all’Italia credibilità. Tutti devono rispettare le regole e rispettare gli impegni presi. E’ una questione di credibilità e di sostenibilità. Prenderemo le nostre decisioni sull’Italia sulla base delle nostre stime. La nostra decisone sarà il 7 maggio e dovranno tornare i conti sulla base delle nostre indicazioni”, così ci ha bacchettato il commissario Ue per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici.

Nessuno sconto per l’Italia. Il governo giallo-verde, se resisterà fino a dopo le elezioni europee, o chi per esso sarà chiamato a sostituirlo, qualora Salvini e Di Maio decidessero di staccare la spina e di squagliarsela lasciando a chi verrà dopo di loro una montagna di debiti da saldare, dovrà fare il ‘lavoro sporco’: trovare almeno 35-40 miliardi di euro – salvo complicazioni, come la flat tax che per il momento resta solo uno slogan elettorale – per evitare che il deficit esploda sfondando la soglia proibita del “3 per cento”.

Quindi, le chiacchiere, come del resto le casse dello Stato, stanno a zero! A settembre bisognerà mettere nero su bianco e dire ai creditori come e quando intendiamo pagare il nostro debito.

L’attuale governo ha deciso di finanziare in deficit ‘quota 100’ e ‘reddito di cittadinanza’, caricando sul 2020 un aumento di due punti dell’Iva, per un totale (di entrate attese) pari a 23 miliardi. Ma se il governo, come Lega e M5s giurano fino ad oggi, vuole evitare questo aumento dell’Iva e anche di mettere nuove tasse, dovrà dire a Bruxelles e ai mercati dove e come intende trovare quei 23 miliardi che, sommati agli altri impegni già in bilancio per l’anno prossimo (il contratto già firmato con gli statali, le missioni all’estero, le spese correnti, ecc, ecc,) portano il totale ad una maxi-manovra di 35-40 miliardi di euro.

Difficile che tutti quei miliardi possano venire dalle ‘minori spese’ e dai ‘tagli agli sprechi’. Altrettanto, impossibile aspettarseli dalla crescita del Pil.

E allora dove andranno a prendere tutti quei soldi?

Il governo è al trivio: 1. Lasciare che l’Iva aumenti; 2. Rimangiarsi la parola data ai cittadini e aumentare le tasse o metterne di nuove; 3. Passare la mano e lasciare il cerino in mano al Presidente della Repubblica.

Per un paese fermo da più di dieci anni – qualsiasi di queste tre strade e chiunque intenderà percorrerla – sarà comunque un colpo mortale. A meno che non accada quel miracolo economico promesso da Conte (Sarà un anno bellissimo) e da Di Maio (Sarà un nuovo boom economico)!

Ma in un’epoca in cui i miracoli non li fanno neppure gli addetti ai lavori, sembra assai improbabile che i due siano in odore di Santità. Quella che oggi si annusa è solo un’aria pesante che sa tanto di zolfo! Stiamo nell’anticamera dell’inferno, sull’orlo del precipizio.

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