Dal Sindaco d’Italia all’Avvocato degli italiani, ossia da Renzi a Conte. Che brutta fine! di Enzo Sanna

di Enzo Sanna. Ricordate il “Sindaco d’Italia”? Sì, parliamo della definizione affibbiata, tra l’apprezzamento e il dileggio, all’allora rampante Matteo Renzi, ex Sindaco di Firenze il quale, senza essere stato “eletto”, si apprestava a dare il benservito all’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta, operazione conclusa con pieno successo.
Portando avanti di qualche anno le lancette dell’orologio, assistiamo un po’ allibiti alla dichiarazione dell’attuale incaricato Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, altro “non eletto”, autodefinitosi (pessima entree) Avvocato degli italiani.
A questo punto viene forte la tentazione di buttar giù un “pezzo” satirico alla “Fortebraccio” (ricordate?) più che un’analisi compita della situazione. Infatti, la prima domanda che salta spontanea è: “Scusi, avvocato Conte, chi cavolo lo ha “assunto” per patrocinare tutti noi italiani? E poi, in quale tribunale? E poi ancora: chi dovrà pagarle la parcella? E ancora e ancora, oltre il poi, chi, a parte Salvini e Di Maio, lo ha autorizzato ad agire in nome del popolo “tutto” (dato che neppure è stato eletto) e non della sola maggioranza che lo ha indicato, ammesso che persista come tale, viste le risicate cifre in Senato, nonostante i novelli Razzi e Scilipoti?
Assisteremo ancora una volta al dualismo, forse pure alla dicotomia, tra il dire e il fare che tanto bene ha rappresentato l’epopea renziana? Ebbene sì, date le evidenze. Sembra proprio che Salvini e DiMaio rappresentino la quintessenza del primitivo concetto d’inganno, in continuità col renzismo. Con buona pace di quegli elettori di sinistra, votanti per il M5S, convinti di poter dare una spallata alla obsoleta burocrazia di partito palesemente dimostratasi incapace d’interpretare le dinamiche socio-economiche della società attuale, ci ritroviamo governati dal peggio che si potesse immaginare: un paiolo nel quale non vengono amalgamati con antica sapienza la polenta col formaggio d’alpeggio, ma razzismo, xenofobia, qualunquismo, ipocrisia, inconcludenza, insipienza e… (il lettore seguiti nella sequenza).
Pertanto, cari italiani, come al solito tutto cambia perché nulla cambi. Avete sentito esprimere qualche volta nel passato tale concetto noto come gattopardismo? Ne avete il lampante esempio sotto gli occhi, anzi, siccome siamo contemporanei, lo vedete e sentite sui monitor delle vostre TV. Non ne siete convinti? Eccone un esempio lampante: se Di Maio dichiara in data 24 maggio corrente mese, dagli schermi suddetti, che “Il governo nascente partirà dalla parte più povera del Paese” e gli fate notare come la “Flat Tax” costituisca la negazione assoluta di quel concetto… opla!
Da altre parti, poi, si boccheggia. Il PD, per bocca di Orfini, brutalizza Minniti sulle politiche migratorie! Verrebbe da sussurrare nei suoi padiglioni auricolari: “Ma dai! Te ne accorgi solo ora?”. Intanto, sembra che Renzi, sempre lui, lo sfascista genico, stia tramando per dare corpo alla propria idea originaria, quella di farsi il proprio partito personale “alleabile” finalmente con ciò che avanza di Forza Italia prima che i rimasugli ne vengano fagocitati dalla Lega ex Nord.
Insomma, il “mondo diverso” auspicato da Salvini e Di Maio risulta una riedizione peggiorativa del già noto. Prepariamoci al peggio. A meno che non capiti, puta caso, di assistere al “miracolo” di una sinistra capace di proporsi autorevolmente alla guida di un paese disastrato, magari attingendo alla storia, ma senza l’inutile esercizio del “copia e incolla”. E poi, se persino l’ipergrillino “Il Fatto Quotidiano” inizia a provare vergona delle attuali performance grilline, forse resta qualche speranza da coltivare.

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