Coronavirus e taglio dei parlamentari.

di Greta Pullici. Sarà un caso, ripeto sarà pure un caso, ma il Coronavirus è arrivato a fagiolo a chi non voleva il taglio dei parlamentari.
Mi domando, ma non si poteva far votare ugualmente, adottando ogni misura di sicurezza possibile?
A pensare male diceva il saggio Andreotti si fa peccato ma spesso non si sbaglia.
Diciamocelo francamente: a nessun partito piace perdere centinaia di poltrone per i loro fidati pretoriani.
Come si sarebbe potuta impedire la consultazione referendaria: ecco pronto il Coronavirus ed il pesante ed incessante bombardamento mediatico.
Come ha scritto qualcuno su Freeskipper L’aria di Torino come quella di Milano, da tempo sono inquinate da polveri sottili e quant’altro.
Non parliamo dell’Aids tutt’altro che diminuito o delle malattie infettive di vario genere, in Italia anche se non se ne parla sono ricomparse malattie da tempo sconfitte: Lebbra, tubercolosi ecc, ecc, delle quali poco si parla perché confinate negli Ospedali di malattie infettive.
La verità ha molte facce: economiche, politiche, religiose.
Certo che le massicce ondate migratorie, dove le quarantene non sono mai esistite, alla lunga qualche problemino lo avrebbero provocato.
Pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca, mi pare veramente impossibile.
Nel Paese delle emergenze, non doveva mancare il Coronavirus e, non doveva mancare una comunicazione terrorizzante per la popolazione.
Questo governo è la peggior iattura che potesse capitare, ed il comico Grillo con il suo sconquassato ed ormai rotto giocattolo, ci ha messo del suo: grazie Beppe!
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LA RISPOSTA.  Adesso la casta faccia il bel gesto di approvare il taglio dei parlamentari senza passare per un voto dall’esito scontato!

di Gaetano Pedullà. Se si chiudono le scuole va da sé che non si aprano i seggi, e dunque il rinvio del referendum sul taglio dei parlamentari ci sta. Questo non significa che la faccenda finisce qui, e la casta che si è aggrappata pure al Coronavirus per non perdere l’ultima speranza di salvare 345 poltrone si rassegni. Appena possibile la partita sarà chiusa, e le chiare intenzioni di voto degli italiani lasciano zero spazi alle sorprese.

Perciò la cosa più intelligente da fare – se fossimo un Paese più concreto e meno bizantino nell’apparato normativo – sarebbe non buttar via i trecento milioni necessari per le urne, e vedere finalmente un gesto nobile da parte della settantina di senatori che hanno preteso di portarci inutilmente a votare.

Siamo di fronte a uno scenario terribile per il numero di morti e malati, l’economia è in ginocchio, e restare indifferenti squalifica chi sottrae risorse alle necessità più urgenti. E allora diciamolo: visto che l’esito del referendum è scontato, siamo di fronte a uno spreco di denaro pubblico che se era malamente tollerato in nome di un formalismo giuridico, adesso che abbiamo bisogno di tutto quello che c’è per assumere medici e rafforzare gli ospedali, per aiutare chi perderà il lavoro, per sostenere le famiglie e le imprese, è sacrosanto scongiurare. L’Italia ama dividersi ma nei momenti più difficili sa essere generosa ed esemplare.

Il comitato promotore del referendum faccia un gesto e semmai accadrà la Corte costituzionale non si metta di traverso. Sarebbe l’esito più bello in un dramma che avremo bisogno di anni per poterlo interamente superare.

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