Coronavirus e mascherine.

di Attilio Runello. Lo scorso marzo in piena emergenza coronavirus, come tutti ricordiamo, le mascherine non si trovavano. Molte farmacie esponevano il cartello “mascherine esaurite” e altre vendevano quelle di stoffa e lavabili anche a dieci euro.
Gravissima era poi la situazioni negli ospedali, e regioni e protezione civile hanno fatto a gara per farle arrivare da Cina, Turchia ecc.
La protezione civile decise che si potessero acquistare mascherine anche in deroga alle norme Ce. Ci si affidava anche ad aziende che nulla avevano a che fare con il tessile, ma che avevano contatti con la Cina. In Cina le mascherine vengono portate sempre a causa dell’inquinamento e quindi da anni vengono prodotte in grandi quantità.
Spesso si facevano commesse e si pagavano anticipi e dopo il materiale non arrivava, magari perché bloccato da qualche dogana.
Proponiamo la lettura di uno stralcio dell’articolo apparso sul Corriere della sera il 30 marzo firmato da Milena Gabanelli (la stessa di report) e Simona Ravizza che ben riassume quel particolare contesto:

“Il 22 gennaio – ossia ben 28 giorni prima del caso Codogno – il ministero della Salute scrive, e dunque sa, che il personale sanitario che dovrà occuparsi di casi di Covid-19, oltre ad adottare le misure standard di biosicurezza, dovrà indossare la mascherina protettiva adeguata. Il 4 febbraio i medici scrivono alle autorità chiedendo di provvedere ai rifornimenti di protezioni di sicurezza per gli operatori sanitari. Le forniture restano lettera morta. A epidemia conclamata solo il circuito sanitario della Lombardia ha bisogno di 1,1 milioni di mascherine al giorno, l’Emilia Romagna 500.000, il Veneto 600.000. Ogni mese in Italia ne servono 90 milioni.

La prima costretta a muoversi è la Lombardia. Già a ridosso del 20-21 febbraio solo pochi rifornimenti agli ospedali riescono ad arrivare dai fornitori storici che avevano vinto le gare e avevano stock in magazzino, gli altri avvengono in emergenza come quello della Crespi Enterprise. Le mascherine Ffp3, le migliori sul mercato, sono vendute a 3,39 euro, ma quelle arrivate dalla Cina a gennaio dal loro produttore a Wuhan, e ordinate un mese e mezzo prima, costano 9,6. Poi più nulla. Nella stessa situazione i fornitori dell’Emilia Romagna: compravano in Cina da aziende che producevano secondo gli standard di qualità europei, ma da gennaio non consegnano più.”

In questa situazione credo vadano viste le operazioni fatte da regione Lombardia per quanto concerne il caso Dama e anche quello della regione Lazio su un contratto per l’acquisto di mascherine a una azienda che produceva lampadine e in cui al momento tredici milioni sembrano essere svaniti.
Questo è confermato anche dalla dichiarazione dell’assessore regionale Raffaele Cattaneo a Varese News in data 11 luglio:

“Consideriamo la gravità del momento in cui eravamo, in cui i medici in prima linea, nel momento più acuto della pandemia, non avevano strumenti di protezione e noi avevamo il dovere di garantirlo. Dal mio punto di vista questo è un valore pubblico che deve essere considerato e che io ritengo prioritario. Non parlo dell’inchiesta, come teste sono tenuto al segreto istruttorio. Ricordo che mi sono occupato di guidare la task force che si è premurata di individuare le imprese che erano in condizioni di riconvertirsi e di fornire prodotti dal punto di vista tecnico della certificazione dal punto di vista delle norme europee di qualità”.

Va inoltre precisato che lo stesso codice degli appalti nell’art. 63 prevede molte deroghe in caso di necessità ed urgenza, e l’art. 42 sul conflitto di interessi non dispone che in casi di parentela sia obbligatorio astenersi, ma ne fa una questione di opportunità da valutare caso per caso.

Nei mesi successivi le nostre aziende del settore tessile hanno convertito in parte la loro produzione di abbigliamento in quella di mascherine e camici e siamo usciti da questa situazione di emergenza.

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2 Responses

  1. nunzia-ct ha detto:

    Hai centrato il problema, caro Giacomo-TO, siamo il paese di pulcinella, solo che quello faceva ridere e piangere, questi fanno solo VOMITARE!!!

  2. Giacomo-TO ha detto:

    Siamo in ITALIA:disorganizzazione mai in cambio polemiche – polemiche …..

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