Coronavirus: dobbiamo evitare l’allarmismo o il contagio? di Attilio Runello

di Attilio Runello. A fine febbraio i morti erano 21 e i contagiati meno di mille. Avevamo una zona rossa, che era quella dei comuni del lodigiano messi in quarantena.
Alle persone che provenivano dalla Cina si chiedeva di effettuare una quarantena presso il loro domicilio.
I migranti che sbarcavano venivano portati nei soliti centri dove erano liberi di circolare.

La politica del governo mirava ad evitare allarmismo e panico.
Le principali testate riportavano le frasi del Presidente del Consiglio contro gli allarmismi.
Ci era stato detto che il governo si affidava a una equipe di esperti, scienziati. Si seguivano le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e il nostro ministro Speranza era in contatto con gli omologhi degli altri Parsi europei.

I commenti che affermavano che il Coronavirus fosse poco più di una influenza non mancavano. Si diceva anche che moriva solo il due per cento dei contagiati, prevalentemente ultra ottuagenari con qualche malattia pregressa.

Si diceva che non si moriva di coronavirus ma con il coronavirus.
Ma come è possibile allora che nell’arco di quarantacinque giorni siano morte oltre ventunomila persone contagiate?
È lecito porsi questa domanda? È lecito aspettarsi dal governo o dalle regioni delle risposte? È lecito aspettarsi che il governo riferisca in Parlamento?

Da oltre un mese ci è stato chiesto di rimanere a casa. Sono aperti solo i servizi ritenuti essenziali. Si sta chiedendo un grande sforzo a tutti. E soprattutto nessuno sa per quanto tempo.

A gennaio dalla Cina sono arrivate informazioni che parlavano della diffusione di un virus molto pericoloso. La Cina aveva deciso di isolare un’area con delle città dove vivevano sessanta milioni di persone. Isolare sessanta milioni di persone è un fatto straordinario anche per la Cina.

I virus non ti chiedono la carta di identità.
In un mondo globalizzato, ci volevano gli scienziati per dirti che si sarebbe diffuso in tutto il mondo?
Ho posto alcune domande sui social. Le risposte sono state incredibili. La stragrande maggioranza delle persone non lo aveva capito. Ho posto il quesito anche in un gruppo di giornalisti. Non lo avevano capito che ci si trovava di fronte a una minaccia grave. Che poteva succedere anche in Italia quanto stava succedendo a Wuhan. Sono garbatamente stato diffidato dal diffondere queste notizie che sarebbero fuorvianti.

Per Pasqua un Tg Rai ha trasmesso una intervista flash al direttore sanitario di Wuhan in Cina. Riferisce che il virus potrebbe causare più morti della guerra mondiale (per i cinesi). Sui social la preoccupazione era se fosse stato corretto trasmetterlo perché produce allarmismo.

Penso che ci servano più informazioni su come combattere il virus. Il decalogo non è servito. Le mascherine, i guanti, le distanze. Tutto quello che può risultare utile.

Ma ci serve anche la risposta a qualche domanda di fondo.

Perché lo abbiamo sottovalutato? Che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Quali possibili scenari si aprono per la nostra salute e le limitazioni in cui viviamo?

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