Contro la recessione, alla riscoperta del Comunismo!

di Maria Pia Caporuscio. “Chi ha più cervello lo usi” dicevano i nostri nonni ma a quanto pare ai governanti europei la scatola cranica si è aperta e i cervelli sono fuggiti! Questa scellerata politica di rinuncia alla politica, delegando ai gestori dell’economia di mercato la gestione di questo potere, è da folli. Non si sono resi conto che affidare alle elités del potere finanziario la possibilità di creare denaro, avrebbe generato un terremoto nella vita di tutti i cittadini.
Senza capire che una “non-politica” avrebbe disintegrato quella civiltà che aveva fatto grande l’Europa. Così oggi possiamo assistere ad una “politica” volta al massacro della maggior parte della popolazione in favore di una sparuta minoranza di miliardari senza scrupoli. Quindi la morte della politica non è solo immorale ma apocalittica. Nessun leader europeo si pone il problema che tutto questo non è altro che una corsa verso la morte civile. In che modo possono concepire un mondo, dove il novantanove per cento della popolazione è resa schiava dall’uno per cento di essa? Come pensano di sopravvivere alla rabbia che spingerà le popolazioni ad una sacrosanta rivolta? Eppure degli esempi possibili di come affrontare le crisi esistono già. La nostra storia ha partorito dei geni, Uomini di intelletto che andrebbero ascoltati o rispolverati come Marx, però ascoltare la ragione non è cosa che interessa chi non vuole né la pace e neppure il benessere dei popoli e allora vengono crocifissi, come per l’appunto fecero la Russia, la Cina, Pol Pot eccetera, che rubando questa parola ne hanno fatto perdere per sempre il valore vero che Marx proponeva, snaturandola al punto da farla diventare una bestemmia! Ma ora qualcuno si sta impegnando per mostrarci il vero volto del comunismo. Qualche esempio? Josè Sanchez Gordillo, ignorato dalla stampa fino a qualche mese fa, ha invece suscitato l’interesse del New York Time e ora questo sindaco comunista fa paura, proprio perché la sua comunità continua a funzionare al culmine della crisi e le sue azioni di disturbo piacciono al punto da provocare risposte repressive. La storia inizia nel 1979, con l’elezione dell’allora 23nne rappresentante di un collettivo di lavoratori a sindaco di Marinaleda, centro contadino di tremila anime non lontano da Siviglia. Segue una catena di occupazioni terriere ai danni dei latifondisti, accompagnate da blitz simbolici in aeroporti, sedi istituzionali (inclusa la Banca di Spagna) e culminate nel ’91 con la concessione ottenuta di 1200 ettari. Da allora la coltura di grano, carciofi, broccoli e peperoncini ha preso la piega di un vero e proprio sistema socialista. Tutti hanno un lavoro (in un contesto regionale di disoccupazione con punte del 40%) e un dignitoso stipendio, nell’ambito di un’unica cooperativa che include i contadini e gli addetti alla neonata agro-industria. Tutti hanno una casa, dietro il versamento di 15 euro mensili e il divieto di venderla. E tutti godono di servizi di base, quali gli asili nido al prezzo di 12 euro al mese, risparmiando peraltro sulla polizia locale (che non c’è). Raccontata così sembra un’insostenibile utopia. Invece no, tant’è che mentre negli anni ‘70 si migrava a Barcellona, oggi il movimento migratorio è al contrario. E scattano le emulazioni del sindaco (sempre rieletto con maggioranza assoluta), tra blitz collettivi ai supermercati andalusi (e cibo distribuito alle mense), nuove occupazioni terriere e boicottaggi da parte di altri municipi circa misure quali l’esecuzione degli sfratti. Tutto questo non è un sogno e neppure un utopia, ma una stupenda realtà. Questo sindaco, a differenza di tutti i politici, non possiede barche o ville sparse per il mondo e non vive nel lusso ed è diventato un mito per molti spagnoli. La sfida che José lancia è quella che il tetto massimo dello stipendio di qualsiasi deputato o membro di governo non deve superare la cifra di 1.300 euro e questo deve valere anche per chi occupa posti chiave del sistema economico e finanziario in quanto nessuno può vivere venti volte meglio della gente comune, anche perché in questo modo si perde il contatto con la realtà. Questo sistema andrebbe esportato in tutto il mondo invece di esportare “democrazia” con le armi. Le ingiustizie promosse dagli attuali governanti e che provocano fame e miseria sono semplici atti di terrorismo! Impariamo a chiamarle col loro nome e non a svuotare di significato persino le parole! Ringraziamo José Sanchez Gordillo per il modello di civiltà che sta dimostrando al mondo. Un tempo ci aveva provato Allende e sappiamo com’è finita, ora nel Venezuela si sta cercando di fare cose di cui non si è preoccupato mai nessuno, mentre Chavez prende una via forse più criticabile però, per la prima volta, si costruiscono case alla portata della gente povera e l’agricoltura riceve un trattamento dignitoso. Cambiare questo sistema, fermare la corsa verso il baratro e riappropriarci della nostra dignità è possibile!

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