Con la mascherina non c’è più bellezza o bruttezza: tutti uguali. di Laura Raffaeli

di Laura Raffaeli. Con la mascherina non c’è più bellezza o bruttezza: tutti uguali. Ma anche sui social i leoni da tastiera e le reginette dei like non contano più niente, in mezzo a tale disastro.

Il non potersi più esibire agli occhi degli altri è forse uno tra i pochissimi aspetti positivi di questo virus che ci sta sterminando. Crollano le apparenze, ed era ora, quelle che crollarono per me 18 anni fa quando persi la vista, e compresi che si può vivere anche senza apparenze, anzi si vive molto meglio.

Chi è intelligente ha capito che è il momento di fare un passo indietro, e proprio in queste occasioni si rivela la vera natura di ognuno di noi, quindi c’è chi aiuta e c’è chi fa danno. Ad esempio c’è sempre chi non capisce, chi è preso dal suo egoismo e dal suo protagonismo, anche in mezzo a centinaia di morti quotidiani. Così c’è chi, nonostante i divieti o gli inviti disperati a non farlo, non rinuncia alla sua corsetta, che svolge ovviamente senza mascherina per abbronzarsi meglio e senza segni in faccia. Oppure c’è chi sale su un autobus starnutendo senza mascherina e mentre parla al telefono ti si attacca addosso perché deve scendere per primo, nonostante ci stiano bombardando con annunci sul da farsi in caso di sintomi e sulle distanze da mantenere se costretti ad uscire, visto che il coronavirus si diffonde da uomo a uomo.

Per fortuna questi stupidi sono pochissimi rispetto agli italiani che seguono le regole, ma trattandosi di un virus, ne basta uno per creare un focolaio.

Siamo tutti uguali adesso, ad esempio chi non lo era è ora diventato disabile in casa, disabilitato quindi dalle funzioni normali a cui era abituato, e chi lo era già è diventato uguale agli altri, anche se in questo momento e in questa circostanza tutti noi disabili ci avremmo rinunciato volentieri ad essere uguali ai normodotati.

Ma chi è già abituato a certe costrizioni, divieti e sacrifici, è oggi la persona che può aiutare chi non sa cosa vuol dire stare chiusi in casa, non potere entrare in un luogo, non poter abbracciare qualcuno, non poterne vedere i lineamenti, ecc.. Spero quindi che chi è disabile non diventi cattivo e non goda della situazione, come il cieco del film Blindness, tratto dal romanzo di Saramago, cioè colui che comanda un gruppo di ex vedenti diventati ciechi per un virus e impreparati al buio, approfittandosene e lucrandoci sopra durante la quarantena forzata.

Siamo tutti uguali? Forse adesso, non lo eravamo di certo prima del coronavirus, ora lo siamo anche se non completamente. Siamo quasi uguali con le nostre idee e vite diverse, e credo che nonostante le difficoltà e la tragedia quotidiana, siamo un grande Paese, forse un po’ troppo polemico e narcisista, ma sicuramente più maturo nei fatti di ciò che diamo a vedere quando parliamo o esprimiamo il peggio di noi sui social o negli inutili talkshow.

Abbiamo capito che chi è più ricco deve aiutare chi è più povero, che la sanità è un bene comune fondamentale, che senza la salute una banca non conta nulla, abbiamo compreso l’importanza del seguire le regole e che chi non le segue è un danno per tutti e va punito, abbiamo scoperto che l’aria è più pulita da giorni senza tante auto in giro, e che la cosa che ci manca di più e il non poterci abbracciare. Chi l’avrebbe detto un anno fa?

Sono sicura che #andràtuttobene, anche se sarà molto dura per tutti, per questo forse sarà meglio prepararci a un nuovo stile di vita, sia fisicamente che mentalmente, perché niente sarà più come prima.

P.S. Nell’immagine io con mascherina e ricrescita bianca da Covid 19

You may also like...

2 Responses

  1. Giusy ha detto:

    Cara Mery, purtroppo appreziamo il vero valore delle cose quando queste ci vengono negate oppure quando le abbiamo perse, come un affetto caro. Speriamo che questa esperienza ci migliori tutti quanti.

  2. Mery Ferro ha detto:

    Io sono una mamma e non sai come mi manca la compagnia degli altri genitori e il riprendere mio figlio quando fa il dispettoso con gli altri bambini e il guardarlo contenta quando si avvicina a loro per giocare. Ma tutto questo finirà e quando finirà abbraccero’ tutti i genitori e organizzerò i te’ delle 17 poiché le giornate si sono allungate così noi parliamo di tutto ciò che faremo essendo usciti e i bimbi si riabitueranno a giocare insieme.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *