Chiunque vincerà le elezioni di Roma avrà molto da fare.

di Carlo Rienzi. Cari Amici, ci mancava lo sciopero Ama che si somma allo sciopero dei trasporti previsto per il 31 maggio. Non c’è che dire: la settimana delle elezioni a Roma è cominciata alla grande. Non ci facciamo mancare nulla: i consueti cassonetti strapieni con conseguente rischio igienico-sanitario, le tipiche strade trasformate in discariche a cielo aperto, il solito scenario indecoroso che non sapremmo spiegare ai turisti in visita neanche impegnandoci. E domani, in programma abbiamo: una pittoresca dimostrazione di caos collettivo, la folkloristica corsa al mezzo pubblico poco meno che strapieno, la tradizionale fioritura di leggende su durata, scopi e ragioni dello sciopero.
Roma arriva al voto e sembra volerci ricordare perchè si vota: con i dossier su Atac in Procura, con i pendolari della Roma-Lido (o della Roma-Viterbo) costretti a patire la doverosa tortura delle promesse elettorali (che comprende, a seconda dell’occasione: 1. misteriosi acquirenti nordeuropei, o a volte mediorientali; 2. ingenti improvvisi e inaspettati stanziamenti economici per la messa a nuovo della tratta; 3. completi interessamenti istituzionali con dovizia di cure per la situazione dei viaggiatori), poi rigorosamente disattese, con i ciclisti costretti a inventarsi i parcheggi e i turisti che pagano triplo il cappuccino perchè tanto “lo fanno tutti”. Chi vincerà avrà molto da fare, su questo non c’è dubbio: Roma ha tantissimi problemi, che si trascinano da una vita. Ma dovrà partire dal rispetto nei confronti dei romani: il rispetto che gli hanno negato, invece, gran parte delle emittenti televisive e dei giornali, che hanno decretato i vincitori già mesi fa, scavalcando i cittadini come se niente fosse. Io, i romani, li ho criticati, anche aspramente. Un vero cambiamento deve avvenire dentro di loro, o altrimenti nulla cambierà; e chi dice il contrario, mente. Ma nessuno, e dico nessuno, può permettersi di ignorarli, come è stato fatto nel corso di questa campagna elettorale. Sorbirsi file interminabili, disservizi continui, alluvioni stagionali, traffico perpetuo, garantisce al popolo di Roma il diritto di essere ascoltato. Da qui bisognerà ripartire. Dalla voglia di partecipare dei cittadini che si respira, e che avverte chiunque viva qui. Sempre che non si allontani per nascondere che circola in Ferrari, certo.

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