Chi ‘sale’ e chi ‘scende’ in politica. E lo spettacolo continua…

di Bianca Maria Catanese. Solo qualche fanatico ammiratore può confondere i numeri dell’audience con il numero degli eventuali elettori e solo “i dipendenti direttori dei giornali di famiglia” vorrebbero far credere a questo balzo in avanti nei sondaggi personalizzati del Cavaliere, del quale io dubito molto. Su una cosa concordo con i giornalucoli di famiglia: il Cav. è appena un discreto showman (il fazzoletto passato sulla poltrona dove stava seduto Travaglio è solo una trovata da avanspettacolo… ci mancavano solo le conigliette scodinzolanti). Ma di contro la sua carriera è costellata di queste trovate pubblicitarie. Quando queste trovate le mette in atto in quello che è uno spettacolo televisivo poco male, possiamo anche sorridere o ridere, a seconda del sense of humor di ciascuno di noi. Il problema del Cav. è che non ha il senso della misura e queste trovate goliardiche, cabarettistiche, d’avanspettacolo, le mette in atto anche con capi di stato (le corna, i cucù, le telefonate più o meno fittizie, l’urlare il nome di un capo di stato alla corte d’Inghilterra, insomma tutta quella roba che fa mortificare gli Italiani di fronte a tutto il mondo). Ma quando questi spettacolini che potrebbero anche far ridere o sorridere, vengono messi in atto anche nei luoghi istituzionali allora fanno piangere anche gli elettori che gli hanno dato fiducia (chi non ricorda la teatrale uscita di scena sua e dei suoi seguaci, quando la lega lo abbandonò, mi pare nel 96; o la pretesa di far votare i suoi parlamentari e quelli della Lega per Ruby, nipote di Mubarak). L’avvento sulla scena del Cav. ha trascinato la politica verso un grado di bassezza spettacolare mai raggiunta prima e che fa dire ora al Professore di “volere salire” per ridarle quella dignità che negli ultimi vent’anni era stata persa. Che poi quello a cui abbiamo assistito sia stato solo uno spettacolo, al pari di Sanremo o di Miss Italia, anche “il Foglio” lo sostiene: “Finalmente ha accettato il contraddittorio. E’ stato premiato lo showman, il nemico dell’Inquisizione più grottesca. Ma il leader, guida di una coalizione e di un governo, è risultato evanescente, confuso. Erano anni che al Cav. consigliavamo su questo giornale di buttarsi, di affrontare il contraddittorio, di puntare sul contraddittorio. I monologhi da premier o da imputato eccellente erano sfiancanti. La pompa delle circostanze para-istituzionali, le orrende interviste a reti unificate, tutto quel ciarpame comunicativo, fluido anche per eccesso di olio di vaselina a disposizione della corporazione dei giornalisti, era una degradazione untuosa dell’informazione, già parecchio degradata di per sé, era una cortina di protezione castale che abbassava lo status del politico, trasformava in pupazzo l’uomo di stato e in caricatura l’uomo”. Ecco, su quest’ultimo pensiero avrei da ridire. Perchè mai il Cav. è stato un uomo di stato trasformato in pupazzo? Per il semplice motivo che non è mai stato “uomo di stato”. Quindi, riconducendo tutto a proporzioni più logiche, si potrebbe dire che milioni di telespettatori hanno assistito allo spettacolo (tutto merito de La7), che il Cav. ha fatto una discreta figura come showman, che ne sono usciti gratificati, per i numeri raggiunti, anche Santoro, Travaglio, la Costamagna, Giulia Innocenzi (queste due ultime troppo rapidamente accantonate… ma siamo in Italia e vige ancora un becero maschilismo) e Vauro. E vai… lo spettacolo continua…

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