Carote mignon, la moda del momento!

Sono piccole e attraenti. E per questo piacciono molto ai bambini. Ma cosa si nasconde davvero dietro le baby carote? Non si tratta di una verdura particolare (come, per esempio le angurie in miniatura) ma di una trovata di marketing. Furono inventate da Mike Yurosek, coltivatore americano che
negli anni ’80 iniziò a commercializzarle nei supermercati, dove oggi coprono il 70% del mercato. Il suo obiettivo era non perdere parti importanti di prodotto. Quindi, in sostanza, le carote mignon sono carote comuni ma troppo vecchie ed esteticamente brutte per finire sui banchi di mercati e negozi. Per questo vengono tagliate e ridotte in pezzi da 5 centimetri per poi essere levigate e imbustate per il consumatore finale. Popolarissime in America, piacciono tanto alle mamme d’oltreoceano che, finalmente, riescono a vedere i propri figli sgranocchiare della verdura senza fare capricci e infatti si stanno diffondendo anche qui in Italia, dove sono vendute al 50% in più delle carote “normali”, a causa del confezionamento più laborioso, le carotine richiedono, infatti, un processo di lavorazione che comporta un consumo di grandi quantità di acqua ed energia. Non solo, alcuni studi dimostrano che le carote mignon contengono alti livelli di zuccheri rispetto alle altre cugine arancioni e una minor percentuale di betacarotene e, per mantenerne la freschezza più a lungo, vengono imbevute di agenti chimici contenenti cloro e antibatterici. Ma anche il cibo fa moda e oggi le “Baby Carrots” vengono confezionate come se fossero delle patatine o dei popcorn e promosse da imponenti campagne pubblicitarie. Insomma, frutta e verdura come uno snack, subito pronto da mangiare, sembrano più una pura operazione di marketing per fare business che un valore aggiunto e forse sarebbe il caso di optare per le più brutte ma senz’altro buone e salutari carote!

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