Carlo Calenda: L’eterna presa in giro.

di Carlo Calenda. Stamattina leggete sui giornali che i partiti si predispongono a presentare ognuno decine di liste a supporto dei loro candidati alle elezioni amministrative di Roma, di cui peraltro non si sa ancora la data.

Liste che rappresentano tutto e il contrario di tutto. Una grande rete a strascico pronta a raccogliere voti di destra se si è di sinistra, di sinistra se si è di destra. Ma non è tutto.

Leggiamo anche che verranno candidati parlamentari, che saranno semplicemente nomi in lista per strappare qualche voto ma che nulla avranno a che fare col governo della città.

Questo modo di fare politica non è serio. Queste liste sono specchietti per le allodole. Noi non ci comporteremo così, faremo una lista unica, composta da persone capaci che da quasi un anno stanno studiando i problemi della città.

Persone che hanno già amministrato e quindi hanno fatto bene, oppure persone che vengono dal mondo della società civile. Tutte accomunate da un fatto, condividono il nostro programma.

Già, un programma. Noi lo abbiamo presentato in un modo molto dettagliato, è il frutto di 9 mesi di lavoro di 500 persone che in 27 gruppi lo hanno presentato alla città. Municipio per municipio, quartiere per quartiere, problema per problema.

Mentre dall’altro lato del campo si ripetono i riti che hanno portato all’ingovernabilità di Roma. Partiti che mettono dentro di tutto, che non hanno ancora una pagina di programma.

Che ti dicono: “in fondo ci devi votare solo perché siamo la tua squadra, altrimenti arriverà la destra, o la sinistra. La garanzia che Roma continuerà, inesorabilmente, a declinare.

Noi invece stiamo provando a portare nella Capitale un modo nuovo di fare politica. Non nuovo nel senso dei 5 Stelle che, gridando “Onestà, onestà”, hanno portato solo un’altra forma di populismo.

Il nostro è un modo serio, pragmatico, che punta a risolvere concretamente. Lo dice il nostro motto: Roma, sul serio. E lo conoscete, perché Azione è nata per affermarlo a livello nazionale. E da questa linea non ci moveremo di un centimetro.

Forse sarà la prima volta in cui “le allodole”, cioè voi, spaccheranno lo specchietto che vi offrono, di nuovo, i partiti.

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