Caritas, oltre 5 milioni di poveri. Ma se non si provvede ad adeguare stipendi e pensioni i poveri saranno sempre di più!

Egregio Signor Ministro, va bene aiutare i poveri, è sacrosanto, è doveroso e sarebbe un delitto non farlo. Ma se, al contempo, non si aiutano anche le famiglie che ‘sopravvivono’ di lavoro dipendente e pensione  falcidiate nel loro potere d’acquisto prima dal passaggio £ira/€uro, e poi dall’inflazione, e poi da una tassazione senza precedenti e poi dal lievitare dei prezzi al consumo – si andranno a sommare altri poveri a quelli già esistenti!
Pubblichiamo qui di seguito un post del Ministro del Lavoro. di Luigi Di Maio. I dati di oggi della Caritas mi confermano ancora una volta che abbiamo fatto bene a inserire nella Manovra del Popolo delle misure per dare una mano a tutti i cittadini che sono in difficoltà. Non parliamo di noccioline, parliamo di decine di miliardi di euro investiti per l’economia reale, per far respirare le persone, per politche del lavoro, per garantire una pensione decente. La Caritas parla letteralmente di un esercito di poveri, oltre 5 milioni di persone, e uno su due è giovane o minorenne. Per me contano molto più loro con le loro necessità mai prese in considerazione, di tutti i vari Jucker, Moscovici, Bankitalia, FMI, Pd, FI e tutta quella gente che finora ha dettato le politiche economiche al Paese.
Il risultato? Lo dice sempre lo studio della Caritas: “Da prima della crisi a oggi il numero di persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso è aumentato del 182%”.
Il Reddito di Cittadinanza e la Pensione di Cittadinanza sono i primi due grandi passi per sconfiggere questa piaga. Come giustamente rileva la Caritas, il problema non sono solo i soldi. Ci sono anche il basso livello di istruzione, la carenza di alloggi, la rottura dei legami familiari. Un intreccio di drammi sociali e personali su cui a volte per lo Stato è difficile intervenire ed è per questo che la funzione di realtà come la Caritas non verrà mai meno e lo Stato deve facilitarne il compito il più possibile. Posso però dire che finalmente consideriamo le persone in difficoltà non solo come persone da aiutare economicamente: le vogliamo anche formare e inserire nel mondo del lavoro, come non si era mai visto prima.
I soldi per farlo c’erano e ci sono sempre stati. E’ bastato togliere un po’ di privilegi per metterli come copertura dei diritti dei cittadini. E rivendicare il diritto a fare investimenti sul capitale più importante che abbiamo: il capitale umano, a discapito di quello finanziario, come avrebbero preferito a Bruxelles e al Nazareno. Noi guardiamo tutti i cittadini, soprattutto quelli che nessuno ha mai considerato. E non vediamo solo le loro difficoltà, ma anche le loro potenzialità. Indietro non si torna!

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