Binge drinking: giovani alcolizzati crescono!

In calo il consumo di alcolici. Si beve in quantità moderate, ma gli eccessi tra i giovani non accennano a diminuire. E’ la fotografia delle abitudini di consumo dell’alcol degli italiani scattata dall’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol che, in occasione dei suoi vent’anni, ha presenta i dati dell’elaborazione del Censis effettuata su sei indagini Osservatorio/Doxa. Pur essendo cambiati stili di uso e consumo e divertimenti tra i giovani italiani, in vent’anni si conferma stabile la platea dei giovani consumatori (75%) tra i quali si sono però indeboliti i meccanismi di auto-controllo con un conseguente aumento del binge drinking (letteralmente ‘abbuffata di alcol’). Un fenomeno che evidenzia anche la parziale efficacia del controllo informale della famiglia e dei meccanismi di autoregolazione. Osservando la popolazione generale, emerge che il consumo di alcolici in Italia, diversamente che nel resto d’Europa, rimane integrato con l’alimentazione e con altri aspetti della vita sociale e relazionale. Dal paragone tra le fasce di giovani e giovani-adulti del 1991, 2000 e 2010 emerge un aumento dei consumi solo nella fascia d’età 25-34 anni mentre chi vent’anni fa aveva tra i 15 e i 24 anni oggi beve moderatamente. Tra i giovani adulti di 25-34 anni è cresciuto, negli ultimi vent’anni, il consumo di vino, birra, superalcolici e aperitivi e sono aumentati i fenomeni di abuso. Se il vino si consuma principalmente in famiglia, cresce il consumo di superalcolici tra amici, fuori pasto e in discoteca, della birra durante le vacanze e il consumo generale in compagnia del partner. Il calo dei consumi e degli eccessi e il consumo costante e moderato tra gli appartenenti alla fascia 35-44 anni dimostra che con l’aumentare dell’età nelle persone tornano a funzionare quei meccanismi di autoregolazione accanto alla ripresa di stili di consumo maggiormente legati al valore della qualità, contrapposto alla quantità. L’alcol sta, quindi, diventando un vizio sempre più giovane: il vero protagonista dello svago, l’ingrediente immancabile di serate e pomeriggi con gli amici. Le caratteristiche principali dei giovani che abusano del consumo di alcolici sono: l’iperattivismo, la paura della quotidianità e della noia il che orienta la loro vita verso l’avventura, l’imprevisto, l’iper-stimolazione e le condotte trasgressive a tutti i costi. I minorenni non dovrebbero assumere alcol. Chi è più grande dovrebbe farlo in modo intelligente. Ma l’abuso di alcol rappresenta per i giovani d’oggi una vera emergenza sociale che cresce ogni anno. Le conseguenze riempiono le pagine della cronaca nera dei nostri quotidiani. Non solo incidenti autostradali, ma vandalismo, violenze, furti, stupri… Nella nostra cultura vi è ormai un totale e assodato consenso sociale relativo al consumo di bevande alcoliche. Tant’è che “l’iniziazione” al bere avviene spesso in ambito familiare, con un consumo di alcol che potremmo definire “alimentare” (un po’ di vino durante i pasti è una componente della dieta mediterranea). Dopo questa iniziale esperienza il consumo di vino, e soprattutto di birra diventa abituale e i genitori accettano tale abitudine a condizione che rimanga contenuta e sotto il loro “controllo”. Il consumo di alcolici da parte di un giovane all’interno della propria famiglia non si configura quindi mai, sin dall’inizio, come un comportamento inadeguato. Col passare del tempo, però, il “controllo” dei familiari viene esercitato sempre meno, gli adolescenti tendono a sfuggire alle regole imposte dai genitori nella ricerca di un’identità propria che si delinea all’interno del gruppo di pari. E’ qui che si sperimentano le bevande “alternative” (ad esempio la birra in luogo del vino) e i comportamenti trasgressivi come l’abuso. Il senso di questo utilizzo eccessivo, anche se non quotidiano, di alcolici, si può comprendere solo se ci si svincola dall’idea che esso sia legato al piacere del gusto. Quest’ultimo è infatti assolutamente secondario all’effetto che si va ricercando nella sostanza, a quello stato di euforia e benessere che può dare o a quella disinibizione che risulta funzionale all’interno di un gruppo di adolescenti. In altri termini, non è tanto importante la qualità di ciò che si beve, ma che la gradazione e i quantitativi siano tali da avere un effetto “potente”. Si può quindi comprendere perché l’alcol sia considerato da alcuni un valido “sostituto” delle droghe: è una sostanza che può provocare uno stato di profonda alterazione psicofisica ed allo stesso tempo è una sostanza legale, socialmente accettata e… a buon mercato!!!

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