Bersani e Renzi: la fine di un amore che non è mai nato!?

“Mi avevano detto vai avanti tranquillo ti votiamo, ma poi è arrivata qualche telefonata da Roma per fare il contrario”. Matteo Renzi commenta così la propria esclusione dai grandi elettori per il Quirinale. “Mi avrebbe fatto piacere rappresentare la mia Regione, pazienza son cose che capitano…”, ha chiosato Renzi. ”Chiedete a Telecom, non ho fatto nessunissima telefonata e pregherei di credere che, con tutti i problemi che ci sono, l’ultimo problema è decidere dei 494 nostri grandi elettori chi sia l’uno o l’altro”. Così gli risponde da Roma Pier Luigi Bersani. Insomma tra i due non scorre buon sangue! Dal “c’eravamo tanto amati”, ma effettivamente grande idillio tra i due non c’è mai stato, alle ultime schermaglie dettate da due linee guida del Partito democratico e della visione politica del Paese diametralmente opposte. Il sindaco di Firenze, “il rottamatore”, è per il rinnovamento della classe dirigente del partito e del paese, per una politica che rompa con i vecchi schemi e dialoghi con tutti. Renzi, come più volte ha dichiarato, è per una line politica chiara e trasparente: “Se Bersani e Berlusconi riterranno più opportuna qualche forma di accordo nell’interesse del Paese, spero facciano il più veloce possibile. Se dovesse dipendere da me tornerei alle elezioni domani mattina!”. Di parere diametralmente opposto il suo segretario che, riguardo alle proprie responsabilità per il mancato governo, gli risponde: “No, francamente, onestamente non mi sento responsabile per un banale motivo: io una proposta l’ho fatta: governo di cambiamento, convenzione a data certa per le riforme istituzionali, corresponsabilità in questo quadro di tutte le forze parlamentari. Mi hanno detto no!”. Alle primarie se ne son dette di tutti i colori e se ne son date di santa ragione. Poi la resa delle armi: onori al vincitore e “formalmente” uniti verso quelle elezioni che tutti – nessuno escluso – credevano di aver già vinto. I due, in quel frangente, andavano al ristorante insieme per parlare di tacchini sul tetto e di giaguari da smacchiare. Non sono passati neanche tre mesi che sono tornati di nuovo ai ferri corti! Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi l’unica cosa che hanno ancora in comune è la tessera del Pd. Ma dopo lo sgambetto sulla scelta dei “grandi elettori” regionali del Quirinale tra i due è calato il gelo della diffidenza… ti conosco mascherina… e non è che se la paura fa novanta, a novanta mi ci devo mettere io‘!? 
Sotto a chi tocca, allora, tanto al Pd sono “specializzati” nel fagocitare leader di partito nel giro di un mandato elettorale!

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