‘Benadornato’ Milan, Campione d’Italia per la 19ª volta!

di Alberto Sigona. Una rinascita che parte da lontano. E dopo 11 anni il Diavolo tornò in paradiso.

L’ultimo Titolo il Milan lo aveva conquistato nel “remoto” 2011. Esattamente 11 anni fa, ma sembra passato un secolo. All’epoca il super terrorista Osama bin Laden veniva finalmente ucciso dagli americani ed un altro pazzo esaltato seminava il panico, disperazione e soprattutto la morte nel tranquillo e civile Stato della Norvegia, massacrando senza motivo 77 persone innocenti ed inermi. Tutto questo nell’anno in cui il Principe Alberto di Monaco sposava la bellissima Charlene Wittstock e l’Italia tornava ad esibirsi all’Eurovision Song Contest dopo 14 anni di ingiustificabile latitanza. E poi c’era il club rossonero, a quei tempi guidato ancora dalla banda B…Berlusconi, che esalava l’estremo respiro, emettendo l’ultimo acuto di un’era gloriosa in cui s’era toccato l’apice della magnificenza assoluta, a suon di Scudetti e coppe, nazionali ed internazionali, dalla Coppa Italia alla Champions League, con unico comune denominatore la robusta (intesa nell’accezione più ampia) struttura societaria, che aveva pochi eguali nel mondo pallonaro e che aveva garantito un’eccezionale continuità di risultati egregi in Italia e nel Mondo, rendendo il team del Diavolo un modello da seguire ed imitare fra tutti i colossi del football. Proprio l’imponente assetto societario, che dovrebbe essere il fattore imprescindibile in ogni azienda, sportiva e non, negli ultimi anni della gestione berlusconiana aveva iniziato a scemare, per poi essere offuscata definitivamente dai successivi vertici dirigenziali, assai poco inclini a certe logiche imprenditoriali, esibendo poca lungimiranza e scarso fiuto manageriale.

GLI ANNI DELL’OSCURITA’

Negli anni si sarebbero succeduti alla guida del decadente Milan diversi pseudo intenditori di calcio, tanti presunti geni della finanza, e tanti, troppi innamorati dei conti economici, sacrificando le vere competenze sportive, che a torto credevano di poter barattare con le ipotetiche cognizioni finanziarie. Eppure gestire una società di calcio non è come amministrare un patrimonio aziendale o gestire i bilanci di un’impresa tessile. Nel calcio occorre ben altro, servono doti umane ad iosa, conoscenze tecniche non superficiali, e tante altre doti che in altri campi non sono poi così fondamentali ma che in questo sport sono importantissime, senza le quali rischi seriamente di far implodere l’intero assetto societario. Ed i bilanci in attivo, o in verde che dir si voglia, a quel punto non serviranno più. Alle idee dei conti in ordine occorre, infatti, associare l’ordine…delle idee, senza le quali nessun progetto riuscirà mai a decollare seriamente o a rimanere in volo per un lasso di tempo che non sia risicato. Mettere insieme una squadra di uomini vincenti non è come impostare una catena di montaggio. I calciatori non sono operai coinvolti nel processo produttivo. E non sempre le materie prime danno il prodotto finito che ti aspetti. Nello sport, tanto meno nel calcio, 2+2 non garantisce il risultato di 4, ma può dare anche 0.

BENADORNATO MILAN

Lo avranno compreso i signori del fondo americano ELLIOTT. Lo avrà capito Paolo Scaroni. La rinascita, per certi versi imprevista e molto in anticipo sui tempi di marcia (quest’anno, non scordiamolo, la favorita era l’Inter, laureatasi Campione d’inverno), parte da loro. Parte dalle ceneri di precedenti progetti anonimi, vuoti, inespressivi, privi di anima sportiva, che avevano condotto una società gloriosa sull’orlo dell’ignominia. Scaroni e compagni hanno reimpostato la società, resettando un team dalla mentalità grigia e vacua, un assembramento mal assemblato, senza identità, restituendo l’essenza vitale ad una struttura societaria a cui mancava ormai la vera architrave sportiva. E lo ha fatto con calma e sapienza. Senza servirsi della fretta cattiva consigliera. E senza spese folli. Tenendosi lontano dalle tentazioni micidiali di accelerare in modo smodato le tappe necessarie a rimettere in sesto un impianto malato e sofferente. Ma con diligenza, lungimiranza, intuito e, naturalmente, tanta, tanta saggezza. Quella saggezza che ti permette di sorvolare le insidie dell’avventura e le trappole dell’impeto, della passione e dell’ardore. Una saggezza che dopo 11 lunghi anni (un’infinità per una squadra come il Milan, abituata da sempre a vincere un anno sì e l’altro pure) ha riportato il Milan di Stefano Pioli (e di Kalulu, T. Hernandez, Tomori, Kessie, Tonali, Diaz, Leao ed in parte Ibrahimovic) sulla cresta dorata che gli compete per blasone e per tradizione. Signori, l’oscurità è stata sgombrata. Il cielo non è più plumbeo. L’orizzonte è quanto mai roseo. Il Milan è finalmente tornato. E fa di nuovo paura.
Fra i team che hanno sorpreso in positivo citiamo al volo Fiorentina (è di nuovo Europa!), Verona ed Empoli, mentre la salvezza raggiunta dalla Salernitana, visto come si erano messe le cose alla fine dello scorso 2021, quando si rischiava di scomparire dal calcio professionistico, sa di miracolo. Ed il merito va tutto al neo Presidente Danilo Iervolino, che ha letteralmente salvato in extremis, con una scialuppa di salvataggio di emergenza, una società dall’annegamento sicuro.

LA CADUTA DELLA DEA

Questa oltre ad essere stata la stagione del rientro in auge di un top team come il Milan, è stata anche la stagione della dissoluzione della favola Atalanta. Dopo oltre un lustro in cui la compagine bergamasca, dopo aver rotto le catene che la legavano ad un passato da comparsa sul palcoscenico delle big del calcio italiano, era riuscita a rimanere stabilmente sulle alture della nobiltà, è rincasata nella propria semplice dimora di campagna, riponendo nel fodero certe ambizioni allettanti. Eppure il campionato appena concluso sembrava potesse essere quello della definitiva e auspicata consacrazione di una splendida realtà che poggiava su fondamenta ben solide, consolidate da una politica sana, oculata e avveduta, destinata ad avere un lungo futuro. Invece è stato l’anno della drastica fine di ogni illusione, di tanti sogni proibiti, del ritorno sulla terra. La storia è così rientrata in tutta fretta sui propri passi. Evidentemente stava iniziando ad avvertire le vertigini dovute all’altitudine esagerata ed a cui non era certo abituata per rimanervi così a lungo. È stato bello immaginare, fantasticare, gioire… Forse è terminato un ciclo idilliaco, da fiaba. Forse è davvero tutto finito.

Annata deludente anche per Roma e Lazio: l’Europa League è solo un ripiego. Da Mourinho e Sarri ci saremmo attesi molto di più (ma il portoghese può parzialmente farsi perdonare con la eventuale vittoria in finale di Conference). Lo stesso Napoli non può dirsi soddisfatto, anche perchè ad un certo punto della stagione lo Scudetto sembrava essere decisamente alla portata del club partenopeo di Spalletti, che invece per l’ennesima volta si scopre inadeguato per certi traguardi e si vede costretto dagli eventi a dover rimandare a data da destinarsi l’appuntamento con la gloria. Fra le sorprese negative registriamo anche Cagliari e Genoa, che tornano in B dopo parecchi anni, andando ad impreziosire il torneo cadetto. Maluccio anche la Sampdoria, alle prese con una marcata metamorfosi societaria.

Concludiamo rivolgendo il giusto e meritato plauso al bomber laziale Ciro Immobile, giunto al 4° Titolo di capocannoniere, quasi un record (solo G. Nordahl, con 5 vittorie, lo precede) che lo proietta nella leggenda della Serie A. Fra i grandi tiratori scelti è stato l’anno d’oro anche di Dusan Vlahovic, Lautaro Martinez e Giovanni Simeone. Fra le grandi promesse occhio a Scamacca (Sassuolo) e Barak (Verona). E merita una citazione anche Zlatan Ibrahimovic, 8 gol fra i 39 ed i 40 anni.

CLASSIFICA

Milan 86 CAMPIONE D’ITALIA
Inter 84
Napoli 79
Juventus 70
Lazio 64
Roma 63
Fiorentina 62
Atalanta 59
Verona 53
Torino, Sassuolo 50
Udinese 47
Bologna 46
Empoli 41
Sampdoria, Spezia 36
Salernitana 31
Cagliari 30
Genoa 28
Venezia 27

Note: Inter, Napoli e Juventus (assieme al Milan) si qualificano in Coppa dei Campioni;
Lazio e Roma accedono all’Europa League; Fiorentina in Conference Cup;
Cagliari, Genoa e Venezia vanno in Serie B.

MARCATORI

27 Immobile (Lazio) CAPOCANNONIERE della Serie A per la quarta volta: è il primo italiano a riuscirci!
24 Vlahovic (Juventus; 17 Fiorentina)
21 Lautaro Martinez (Inter)
17 G. Simeone (Verona), Abraham (Roma)
16 Scamacca (Sassuolo)
15 Berardi (Sassuolo)
14 Osimhen (Napoli), Arnautovic (Bologna)
13 Deulofeu (Udinese), Dzeko (Inter), Pinamonti (Empoli), J. Pedro (Cagliari), Pasalic (Inter)
12 Caprari (Verona)

I migliori tiratori di punizioni
3: Biraghi (Fiorentina), Lo. Pellegrini (Roma):
2: Ibrahimovic (Milan), S. Verdi (Salernitana);
1: Tonali (Milan), Dimarco (Inter), Vlahovic (Fiorentina), Deulofeu (Udinese), Florenzi (Milan), Castanos (Salernitana), Orsolini (Bologna), Molina (Udinese), Malinovskyi (Atalanta), Sabiri (Sampdoria), Scamacca (Sassuolo), Radovanovic (Salernitana), Joao Pedro (Cagliari).

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