Andreotti ci ha lasciato: addio Giulio!

E’ morto Giulio Andreotti! Il senatore a vita si è spento oggi a 94 anni alle 12 e 25 nella sua abitazione romana. Lo hanno reso noto i suoi familiari. Politico longevo, presente sulla scena politica più della regina Elisabetta! Giulio Andreotti è stato uno dei principali esponenti della Democrazia Cristiana, protagonista della vita politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo. Senatore a vita, ha ricoperto più volte numerosi incarichi di governo. Ben sette volte come presidente del Consiglio e, evidentemente, sette vite come i gatti. Giulio Andreotti, classe 1919, romano fino al midollo, intelligente, arguto e ironico, dalla battuta sempre pronta, come quando al tam tam di voci che lo davano per ‘spacciato’ rispose con la sua proverbiale ironia: “In questi giorni mi giungono voci insistenti su un mio ricovero per aggravamento di salute. Capisco che molti attendono un mio passaggio a miglior vita, ma io non ho fretta e ringrazio tutti coloro ai quali sta a cuore la mia salute e in particolare il Signore per l’ulteriore proroga…“! Fu Alcide De Gasperi ad introdurlo nella scena politica nazionale, designandolo quale componente della Consulta nazionale nel 1945 e successivamente favorendone la candidatura alle elezioni del 1946 all’Assemblea Costituente. Nel bene e nel male il leader democristiano ha segnato la storia della Repubblica Italiana dal dopoguerra fino al ’94 con la caduta del Caf (dalle iniziali di Craxi – Andreotti – Forlani). Il 2 maggio 2003 è stato giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d’Appello di Palermo, la quale lo ha assolto per i fatti successivi al 1980 e ha dichiarato il non luogo a procedere per i fatti anteriori. Era stato assolto in primo grado, il 23 ottobre 1999. Nell’ultimo grado di giudizio, la II sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di appello, richiamando il concetto di “concreta collaborazione” con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980, presente nel dispositivo di appello. Il reato “ravvisabile” non era però più perseguibile per sopravvenuta prescrizione e quindi si è dichiarato il “non luogo a procedere” nei confronti di Andreotti. Quando Buscetta raccontò la storia del bacio a Totò Riina i colpevolisti erano di gran lunga più numerosi, ma lui “il gobbo” come lo apostrofavano malignamente i suo detrattori, sfidò i giudici andando a tutte le udienze del processo che lo vedeva imputato, la testa china sui suoi appunti, contestando punto per punto ogni capo d’accusa.  La storia emetterà negli anni il suo verdetto! “Il potere logora chi non ce l’ha” e che “a pensare male si fa peccato ma di solito ci si indovina” sono le due massime che rappresentano la sintesi perfetta del pensiero politico andreottiano e ormai divenute espressioni comuni. Riguardo alla sua longevità ultimamente si gloriava di dire: “Nel 1919 sono nati il Ppi di Sturzo, il fascismo e io. Di tutti e tre sono rimasto solo io!”. Addio Giulio!

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