Allegri e falliti.

di Massimo Gramellini. Non sorprende che Massimiliano Allegri si sia scagliato contro i vigili torinesi, talmente sfrontati da multarlo perché guidava col telefono in mano e senza patente. A dispetto del galateo esibito davanti alle telecamere, il formidabile allenatore vicecampione d’Europa è un fumino che vanta numerosi precedenti dialettici con le forze dell’ordine. A colpire, semmai, è l’epiteto che ha rivolto ai ragazzi in divisa: “falliti”. Intendiamoci, aveva già detto di peggio. A Livorno chiamò “terroni” i carabinieri che avevano osato fermarlo dopo un sorpasso azzardato. Ma questo “falliti” dal sen fuggito ha un significato più contemporaneo. Come se, nella sacrosanta sanzione inflittagli dai vigili, Allegri vedesse la rivalsa sociale di una casta inetta e invidiosa di burocrati. Smaniosi di usare il loro piccolo potere contro di lui perché non sono stati capaci di diventare uguali a lui. Anche il Marchese del Grillo (“io so’ io e voi non siete un czz”) trasgrediva impunemente le regole. Ma proprio per questo si considerava un privilegiato, non un ribelle. Invece con i Corona, i Briatore, i Trump e adesso gli Allegri, irrompe sulla scena il populista d’alto bordo. Il miliardario anarchico che si atteggia a vittima di un Potere incarnato da dipendenti pubblici che guadagnano, quando va bene, 1500 euro al mese. Si chiama spirito del tempo. Basta fare un giro tra i commenti della Rete per trovare tanti poveri cristi che, in odio ai vigili, esprimono solidarietà incondizionata al miliardario e bollano i suoi critici come radical chic.

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