Alla ‘lettera di Bruxelles’ risponderanno gli italiani il 4 dicembre.

Finalmente è arrivata da Bruxelles la tanto attesa “lettera” della Commissione europea sulla manovra finanziaria del governo Renzi e, com’era facile prevedere, non porta nessuna buona notizia per l’esecutivo. I commissari Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici hanno chiesto chiarimenti all’Italia sul mancato rispetto degli impegni di diminuzione del deficit strutturale e sull’entità delle spese sostenute per gli eventi eccezionali, come crisi dei migranti e terremoto, inseriti nel bilancio 2017. Pare che a Bruxelles non siano entusiasti dei nostri conti.
E probabilmente hanno pure ragione, dacchè quei conti inviati alla Ue sono il risultato di vaghi impegni, di presunti tagli, di improbabili aumenti di entrate e di una partita di giro, dove alla fine la risultante è sempre quella di un debito pubblico tra i più alti al mondo: 2.300 miliardi!Ma a questo punto del baratro nel quale siamo sprofondati, quello che dice Bruxelles è del tutto relativo, considerata l’inconsistenza del governo europeo di fronte ai grandi temi che affliggono il Vecchio continente. Gli inglesi l’hanno capito e se ne sono andati. Un lusso che noi non possiamo permetterci, almeno per ora, anche se questo non vuol dire che dobbiamo restare sul ring a prendere una raffica di pugni senza mai assestare un nokaut alla Troika. Il concetto deve essere chiaro una volta per tutte: a casa nostra decidiamo e comandiamo noi, noi italiani! Non lo Spread – di cui oggi si sono perse le tracce e non certo perché al momento l’Italia naviga nell’oro – che fu strumentalizzato per far cadere l’allora governo Berlusconi di concerto con la famigerata “lettera” della Commissione Europea, sotto la regia di Giorgio Napolitano. Purtroppo oggi stiamo ancora pagando il prezzo di quel ‘colpo di stato’ che fece fuori Berlusconi, prima per Monti, poi per Letta e adesso imponendoci Renzi. Se non ci piace questo “premier senza voto” – e a noi non piace per niente – abbiamo gli strumenti per rispedirlo al mittente. Il più efficace e immediato è votare NO al referendum del 4 dicembre. Un NO non solo al pasticciaccio della schiforma costituzionale e a tutti i suoi autori nel nome del popolo sfruttato, precarizzato, senza lavoro, sottopagato, impoverito e tar-tassato, ma un NO anche alla Troika, un NO alle politiche renziane, un NO al Jobs Act, alla Buona Scuola, alla Legge Fornero, al Decreto Madia. E ancora, un NO alla distruzione dello stato sociale, alle privatizzazioni, ai tagli alla sanità, agli interventi sulle pensioni a favore delle banche, al Ttip. La Commissione pretende una risposta chiara dal governo Renzi sul Def entro e non oltre giovedì 27 ottobre? Se Bruxelles ha la pazienza di attendere fino al 4 dicembre riceverà una risposta molto più autorevole ed esaustiva dal popolo italiano!

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