Alessandro Raveggi. A Città del Messico con Bolaño

di Giovanni Graziano Manca. Può non attirare l’attenzione del lettore più curioso, accanito e amante dei viaggi una collana editoriale che racconta le città attraverso la vita e le opere di scrittori, musicisti e artisti amatissimi che le hanno vissute? Non di sola letteratura di viaggio nell’accezione più classica dell’espressione, parliamo, ma di un modo di raccontare le città che è originale e intrigante allo stesso tempo e che unisce gli immaginari geografico, storico, artistico e cosi via, a quello più squisitamente letterario dei luoghi.

Emerge sempre, dalla lettura dei libri che compongono la collana, la necessità dei vari autori di mettersi sulle tracce di segni, simboli e parole lasciate qua e là da scrittori, artisti e personaggi letterari di ogni epoca. Dopo i volumi “A New York con Patti Smith”, “A Bologna con Lucio Dalla” e “A Roma – Da Pasolini a Rosselli” la collana “Passaggi di Dogana” dell’editore Perrone si arricchisce di questo nuovo volume che racconta una città sterminata e dalle mille contraddizioni, un agglomerato urbano dove è possibile osservare gli edifici delle ambasciate e dei centri culturali, rovine atzeche, coloratissimi mercatini, buganvillee e glicini in fiore, viadotti che non finiscono e interminabili vedute d’aereo, impersonali distese d’asfalto, sporcicia e luridume e macchine rotte che stanno in piedi arruginite a rendere unico un paesaggio affascinante forse proprio perché così incredibilmente dissonante.

A Città del Messico Raveggi è in compagnia del compianto Roberto Bolaño, uno degli scrittori latino americani più significativi dell’ultimo Novecento. Scrive Raveggi che la Città del Messico dello scrittore cileno appare quasi come un chiaroscuro di movimenti violenti, “i suoi personaggi erano per me ambrati, inermi e valorosi a un tempo, i suoi eroi acerbi e già invecchiati, vestiti da pachucos […]”. Una visione, quella dell’autore, nella quale non sembra, per il lettore imaginifico imbevuto di letture bolaniane, difficile immedesimarsi. Quest’ultimo, nel suo viaggio è accompagnato e aiutato da una mappa delle “Stazioni di Roberto”
che di visioni potrà forse suscitarne mille altre.

Quella delle “Stazioni di Roberto” è la mappa dei luoghi di passaggio e di sosta temporanea che maggiormente hanno a che fare con la letteratura e la biografia di Bolaño: JUÁREZ è la stazione “ideale per raggiungere il Cafè La Habana, dove Roberto era solito scolarsi immondi beveroni di caffè, in calle Bucareli. INSURGENTES, la stazione della metro tra le più importanti della Colonia Roma, vi recherà nei pressi di calle Colima, in pellegrinaggio alla casa delle sorelle Font dei Detective selvaggi oppure vicini alla Zona Rosa, altro luogo di pellegrinaggio di Bolaño & Co. BELLAS ARTES, nel Centro Histórico, è una delle stazioni sicuramente frequentate dai realvisceralisti bolañani, e vi permetterà di arrivare sia alla Librería el Sótano sia al parco Alameda Central. LA RAZA è una delle stazioni più vicine alla Guadalupe Tepeyac, la colonia in cui Bolaño visse da giovane coi genitori, non distante dalla Basílica de Santa María de Guadalupe. UNIVERSIDAD vi condurrà invece alla UNAM, ça va sans dire.”.

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