Alcuni hanno scambiato M5S per uno sfogatoio dove poter fare il proprio comodo!

di Emanuela Corda. Cari amici pentastellati, vi scrivo queste poche righe, per comunicarvi che la lista che ieri abbiamo messo in pedi con fatica, insieme agli attivisti di diversi gruppi che hanno voluto partecipare all’incontro aperto a Riola, era puramente “simbolica”. Un ultimo tentativo per dare un senso al lavoro di tutti, ma soprattutto per ridare “unità” ai gruppi che fino a ieri non riuscivano a trovare la giusta sintesi. Io la consideravo un po’come un ultimo banco di prova per un nuovo inizio. Sapevamo già d’essere fuori tempo massimo, per la presentazione di una lista condivisa. Questi sono percorsi che devono essere fatti con la giusta consapevolezza, con un metodo certo che sia uguale per tutti e nel rispetto di alcune fondamentali regole di civile convivenza. Oggi, mi rendo conto che il cammino verso l’obiettivo è ancora lontano. Vedo ancora troppo livore, troppa incoscienza, troppo protagonismo nell’esternare ai quattro venti, un malessere che è figlio primariamente delle nostre stesse debolezze e delle nostre fragilità. Malessere che meriterebbe un approfondimento e un’elaborazione, prima d’essere consegnato in pasto ai lupi con sconsiderata leggerezza, come tanti hanno fatto in questi mesi sugli spazi pubblici dei social. L’animo umano è complesso e spesso si cade in contraddizione. Vi ricordo che stiamo facendo politica dal basso e spetta a noi primariamente dare un senso alle nostre azioni e un valore alla nostra partecipazione ad un progetto. Considero positivo il fatto di essere riusciti ad incontrarci ieri sera, per discutere anche della lista. Devo purtroppo confessarvi che ci sono stati momenti nei quali avrei voluto andar via e abbandonare il tavolo. Temo che alcuni abbiano scambiato il Movimento per uno sfogatoio dove poter fare il proprio comodo, senza curarsi del fatto che in certi contesti, occorra rispettare delle elementari regole di buona educazione. Questo non è tollerabile in alcun contesto e nulla giustifica reazioni scomposte o prevaricazione gratuita. Con queste mie parole, non voglio fare la morale a nessuno, ma semplicemente dire a tutti voi, che ‘uno vale uno’ non significa che chiunque possa irrompere in un’assemblea e metterla a soqquadro. Non significa che ‘uno vale l’altro’ e che chi urla di più ha infine ragione. Capisco che per voi sia stato difficile metabolizzare il fatto che i portavoce non dovessero e non potessero interferire con la questione lista, ma vi ribadisco che le regole sono queste e noi abbiamo cercato semplicemente di evitare di inasprire conflitti che con la nostra presenza nelle assemblee, sarebbero stati interpretati come sostegno ad una “fazione” rispetto all’altra. Detto ciò, le continue lamentele anche odierne, il voler perseguire sulla strada del “conflitto” anche dopo la giornata di ieri. Gli attacchi sterili, inutili e continui anche oggi che tutto è finito e si dovrebbe invece cominciare a riflettere. Il tentativo di far apparire quella lista come un ‘colpo di mano’, quando sappiamo tutti che è stato solo un estremo tentativo di dare unità ai gruppi, seppur imperfetto e pieno di lacune, mi fanno riflettere sul senso di ciò che davvero vogliamo portare avanti. Il nostro tempo è scaduto e bisogna farsene una ragione. Ieri abbiamo semplicemente voluto dimostrare a noi stessi che sappiamo veramente andare “oltre”. In parte ci siamo riusciti, in parte no. La strada da percorrere è ancora lunga, ma se vogliamo camminare tutti insieme, dovremo iniziare a guardarci dentro con onestà e capire dove abbiamo sbagliato. Noi non presenteremo alcuna lista, perchè non siamo ancora pronti per farlo. Quando avremo un metodo definito e regole certe condivise, arriverà il nostro momento. Ringrazio in particolar modo la mia collega senatrice Manuela Serra e tutti voi che ci avete creduto fino ad oggi e avrete voglia di crederci ancora. A riveder le stelle!

LA SARDEGNA NON E’ PRONTA. IDIOZIA, E VI SPIEGO IL PERCHE’. di Andrea Sestili. La Sardegna non è pronta, come se, le altre regioni in Italia lo fossero di più. Assolutamente falso, un insulto che, Di Stefano, si sarebbe potuto evitare. La Sardegna è la dimostrazione dell’ennesimo fallimento politico dei vertici, non perché sono loro i vertici ma perché hanno iniziato a pretendere di essere gerarchicamente parlando, i vertici. Perché dico questo? Perché di norma, i primi che arrivano pensano di essere gli eletti, gli unti dal signore, i portatori del verbo, i conoscitori delle regole fregandosene di fare una sintesi attraverso una ben strutturata consultazione democratica della base. Vorrei ricordare a tutti coloro che sono stati eletti che, per molti della base, come il sottoscritto, la partecipazione avviene costantemente ed attivamente. Se poi volete dall’alto calare un modello partecipativo entro il quale si è belli e bravi, allora inizio ad avere un’idea del movimento molto diversa. Il movimento incrociava, quando nacque, i miei ideali ed alcuni miei progetti politici, che nascevano da molti anni prima, come immagino sia stato per molti dei 100.000 “identificabili” del movimento. In una democrazia di tipo scientifico, come quella che si propone il movimento, non può essere dettato alcun metodo o alcuna regola partecipativa. Io posso partecipare attraverso uno studio delle regole democratiche, oppure nello studio dei comportamenti sociali e poi candidarmi per ottenerne un riconoscimento democratico. La democrazia diretta dovrebbe essere una piramide al contrario che funga, non da simbolo classista, ma da catalizzatore, ovvero, tutto ciò che parte dalla base dovrebbe essere catalizzato nel vertice che, “semplicemente”, esegue. Per ora invece mi sembra che si stanno, pian piano, creando gli eroi, quando invece si dovrebbe lavorare per un depauperamento dello spirito eroico. Quando uno di noi decide di trovare per sé stesso un livello superiore rispetto al prossimo, proprio in quel momento finisce la libertà per tutti, la democrazia diventa un concetto ipocrita e la società torna ad essere un tutti contro tutti. Io non accetto questo metodo.

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