Al voto subito o melina fino al 2018?

All’indomani della sentenza della Consulta sull’Italicum, emerge un solo fatto, inquietante. Le “toghe” hanno fatto quello che dovevano fare i partiti e la politica, una legge elettorale in rispetto dei dettami costituzionali. Adesso, però la palla ritorna ai partiti che dovranno dare un’aggiustatina alle due leggi elettorali di Camera e Senato – alla Camera c’è il premio di maggioranza, al Senato no, è un proporzionale puro – prima di andare al voto,
per non ritrovarsi con due diverse maggioranze parlamentari. Riusciranno ‘questi partiti’ a trovare la quadra, o preferiranno andare subito al voto? E se decideranno per il voto subito, dal momento che nessuno dei competitor – neppure i ‘favoritissimi’ 5stelle – come è realistico prevedere, non riuscirà a superare il fatidico 40 per cento dei consensi elettorali per andare da solo al governo del Paese, riusciranno ‘questi partiti’ a trovare un’alleanza di governo? Certo che la Corte Costituzionale visto che aveva fatto trenta poteva fare trentuno e consegnarci un pacchetto elettorale completo! 
Ecco i due sistemi oggi in vigore.
SENATO: sistema proporzionale puro, con una soglia su base regionale dell’8% per le coalizioni o i partiti che corrono da soli, e del 3% per i partiti all’interno delle coalizioni. E’ prevista la preferenza unica. Ogni collegio ha ampiezza regionale, anche nelle Regioni più popolose (Lombardia, Campania, Lazio, Sicilia, ecc) il che rende difficile e onerosa la caccia alle preferenze.
CAMERA: è un sistema proporzionale ma con un premio alla singola lista che supera il 40% (il premio non scatta per le coalizioni). In caso di mancato raggiungimento di questa soglia, si passa al riparto proporzionale tra tutti i partiti che hanno superato il 3%. Una volta stabiliti quanti deputati spettano complessivamente a ciascuna lista, attraverso un complicato algoritmo i numeri vengono proiettati su 100 collegi plurinominali, in ciascuno dei quali vengono eletti tra i 5 e i 7 candidati. In ogni collegio i partiti presentano dei listini di 5-7 nomi: il primo candidato è bloccato (viene cioè eletto automaticamente se per quel partito scatta il seggio), mentre per gli altri c’è la preferenza. L’elettore ha a disposizione due preferenze, ma solo se vota un uomo e una donna, altrimenti si deve accontentare di una sola preferenza . Ci si può candidare come capolista in più collegi (fino a dieci). Se si viene eletti in più di un collegio, verrà tirato a sorte quello in cui il candidato viene dichiarato eletto.
CONCLUSIONI: alcuni sostengono che i due sistemi non sono omogenei perché per il Senato è un proporzionale puro, mentre per la Camera viene reso maggioritario attraverso il premio. Inoltre per il Senato sono previste le coalizioni, cosa non prevista nel sistema della Camera (anche se una lista può essere composta da più partiti che si presentano insieme sotto un unico simbolo, come fu per l’Ulivo, rinunciando al proprio). Altri sottolineano invece che entrambi hanno un impianto proporzionale, e che al premio della Camera corrisponde in Senato la soglia dell’8%, che rende maggioritario anche quel modello.

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