Africa, chi resta e chi fugge.

Le navi di qualsiasi nazionalità hanno il diritto/dovere di salvare chiunque è sul punto di annegare. Questa è la legge del mare. Ma c’è un’altra regola, altrettanto sacra: non si deportano le persone per avere nuovi schiavi e per abbassare i salari dei lavoratori italiani.

Detto questo, non si capisce per quale motivo, dopo il salvataggio, le navi che battono bandiera straniera, invece di portarseli ognuno a casa propria, rifilano all’Italia i naufraghi che hanno ripescato, affinché noi, che certo non navighiamo in acque migliori, li si accolga e mantenga vita natural durante.
simply_publisher = 49769; simply_domain = 103825; simply_space = 219499; simply_ad_height = 60; simply_ad_width = 468; simply_callback = ‘https://www.freeskipper.it’; var cb = Math.round(new Date().getTime()); document.write(”); Il Ministro dell’Interno è alle prese con la difficile equazione “meno salvataggi in mare=meno partenze dei gommoni=meno morti in mare=meno sbarchi sulle nostre coste”. Consigliamo al neo ministro un’altra soluzione da portare a Bruxelles: Signori, sapete che oltre i gommoni della morte esistono anche gli aerei? Orbene, se si vogliono evitare i naufragi e migliaia di morti, perché la UE e l’ONU non organizzano un ponte aereo con l’Africa? I ‘crocerossini’ potrebbero, così, imbarcare sui voli charter tutti gli africani che vogliono e portarseli direttamente a casa loro!
Ma torniamo a noi e a quelli che sbarcano sulle nostre coste. Avete notato che sono tutti alti, forti, robusti e con gli auricolari ficcati nelle orecchie a fare ‘tam tam’ con l’altra sponda africana: “Venite nel paese del bengodi che qui ce n’è per tutti”! Quelli, invece, scheletrici con i testoni grossi che a stento si reggono su quelle gambette rachitiche e con quelle pance gonfie non si sa bene di cosa, quelli che le organizzazioni umanitarie sbattono sulle cartoline di Natale per raccogliere altri aiuti, quelli che, insomma, fanno per davvero la fame, quelli li lasciano lì dove stanno, a crepare in Africa!
Nel suo rapporto annuale l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, riporta che a fine 2017 erano 68,5 milioni le persone costrette alla fuga. Sessantotto milioni e mezzo di persone sono il più grande ‘esercito’ della terra. Ma se questo esercito, invece di ‘fuggire’, fosse rimasto in terra patria a lavorare, a sudare, a lottare e a combattere per la propria libertà, per i propri diritti, per la propria dignità, financo a mani nude, non sarebbe riuscito a sconfiggere violenze, soprusi, persecuzioni e dittature? Non sarebbe meglio che questi giovinotti alti, forti e robusti rimanessero in Africa e lì si rimboccassero le maniche per migliorare le loro condizioni di vita?
Attraversare il Mediterraneo, affidandosi a traghettatori senza scrupoli, comporta il rischio di finire a picco. Lo sanno. Ma allora perché pagano fior di quattrini mettendo a rischio la loro vita? Perché sanno, pure, che, bene o male, c’è sempre qualcuno che poi arriva a tirarli fuori dall’acqua! Ma, per tornare all’equazione salviniana, se smettessimo di soccorrerli in mezzo al mare, aiutandoli in casa loro, smetterebbero di partire. Questo lo capisce chiunque, tranne coloro che tifano per l’accoglienza senza se e senza ma… “ma” lontano da casa loro. Loro che continuano a dirci che i migranti sono una risorsa e che servono a pagarci le pensioni. Ma allora perché in Europa nessuno li vuole e perchè noi che accogliamo centinaia di migliaia di africani siamo sempre più poveri e costretti ad andare in pensione a 70anni e con un assegno da… terzo mondo?

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