Acido, arma letale: costa poco ed è peggio di un proiettile!

di Grazia Nonis. Mutilare con l’acido. Siamo riusciti ad importare anche questo. Crediamo di essere moderni, tecnologicamente avanzati e poi torniamo ad essere dei miseri primitivi che imitano i paesi leader in questo tipo di tortura. Vigliacchi che vogliono vendicare l’onore, il disonore, la gelosia, il possesso. Questo tipo di reato sta prendendo piede, e poco importa che i carnefici siano sociopatici, pazzi o semplicemente cattivi e perversi. E a queste menti malate si aggiungono dei balordi che tentano le rapine con la bottiglia d’acido in mano. Non possiamo più far finta di niente ed è pericoloso sottovalutare il dilagare di questa aberrazione. La pena, per questi boia codardi e infami, varia dai dieci, quindici ai vent’anni. Di ergastolo non se ne sente parlare. E poi sarebbero solo trent’anni. Anzi, via libera agli sconti di pena, alla promozione del “due per tre” e ai bonus week-end.
Poi i domiciliari e oplà, gli anni si riducono, si smezzano, si ridicolizzano. Ci ridicolizzano. Acido: l’arma che fa più paura di tutte, che costa poco ed è peggio di un proiettile, di un coltello alla gola o di una siringa infetta. Dolori atroci quando l’acido violenta il corpo, e poi ancora e ancora, durante il lungo ed infinito percorso verso l’impossibile guarigione. L’acido erode la pelle e raggiunge l’osso. Nel suo tragitto incontra e distrugge gli occhi e divora le cartilagini. Scompaiono pezzi di naso, di orecchie, di labbra. E poi giù, fino a bruciare l’esofago. Occhi ciechi, ma spalancati al buio poiché solo piccoli frammenti di palpebre sono scampati allo scempio. Ossa del cranio distrutte o deformate, coperte da pochi ciuffi di capelli. Cicatrici devastanti che cancellano volti e ammazzano anime. Pelle e pezzi di carne che si staccano, s’infettano, marciscono. Tormento e lacrime per ogni piccolo lembo di pelle che viene innestato nel corso di tanti interventi chirurgici. Specchi che scompaiono per evitare l’orrore, così come la propria esistenza, come la stessa anima. Annullata, bruciata, sfigurata, morta. Le coraggiose sfidano i loro carnefici a testa alta, mostrando al mondo il viso da mostro, deturpato da un orco vigliacco e malvagio. Esultano per ogni piccola trasformazione che dovrebbe ridare forma ad un volto che mai più riconosceranno come proprio. Facce rattoppate, ricucite, incollate ma segnate dallo scempio. Per sempre. Le deboli, invece, si arrendono alla vita. Costruiscono una tana e vi si seppelliscono dentro attendendo la morte, logorate nel corpo e nella mente, fino alla pazzia. E con loro, giorno dopo giorno, invecchia e muore l’anima dei famigliari. Persone che indossano maschere per celare sguardi d’orrore verso quei visi scarnificati, distrutti, orribili. Volti che un tempo erano delicati e rosei. Accarezzati, sfiorati, baciati. In un passato che non può tornare. Le leggi vanno cambiate e la pena deve essere certa. In casi gravi, come questo, non dovrebbe essere contemplato il ricorso dell’imputato. Senza diritti, perché lui non ne ha concessi. Carcere duro e ad oltranza, fino alla completa guarigione della sua vittima. Cioè a vita.

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