Accordo PD – Lega? Perché l’ipotesi di Luttwak è fondata.

di Gerardo Lisco. Il politologo americano Edward Luttwak nelle trasmissioni televisivi alle quali viene invitato auspica la fine di questo governo e la nascita di un nuovo esecutivo sostenuto da PD e Lega. Questa affermazione sembra una boutade eppure analizziamo attentamente il contesto l’idea non è tanto peregrina. Se analizziamo attentamente le questioni che dividono Lega e M5S scopriamo che di contro sono i temi sui quali Lega e PD possono convergere.
PD, Lega, Confindustria e Sindacati confederali vedono il M5S come un ostacolo da eliminare. PD, Lega, Sindacati e Confindustria convergono su molti punti: il TAV, il regionalismo differenziato, la riforma della giustizia, la revoca delle concessioni, la privatizzazione dei beni pubblici di interesse economico, il Decreto Dignità, il Reddito di Cittadinanza, il reddito minimo. I distinguo di Sindacati, Confindustria, PD e Lega sono più di forma che di sostanza.
Ciò che sostengo è provato da tutta una serie di atti e fatti. La prima prova è sicuramente il documento sottoscritto da Confindustria e Sindacati confederali a sostegno dell’Unione Europea. Il documento appena richiamato non è l’unica prova. Tanto il Sindacato Confederale quanto Confindustria mal sopportano le politiche in materia sociale messe in campo dal M5S mi riferisco al Decreto Dignità, al Reddito di Cittadinanza e la previsione di introdurre il reddito minimo.
I provvedimenti voluti dal M5S in materia di politiche sociale mettono Sindacati e Confindustria fuori mercato. Salvini coglie queste criticità ed apre alla Confindustria offrendo la riduzione della pressione fiscale, ai sindacati rendendosi disponibili ad incontrarli all’indomani della manifestazione di Reggio Calabria. Landini, al pari di Confindustria, coglie immediatamente l’apertura. Da qui a non molto sindacati, PD ed Art.1 Mdp non stigmatizzeranno la Lega come fascista e razzista. Come appare evidente a favore dell’incontro Lega PD lavorano organizzazioni di categorie come Confindustria e Sindacati. In fin dei conti Salvini sulla crisi immigrati è in continuità con Minniti.
Alle recenti elezioni europee sia il PD che la Lega hanno concentrano il proprio consenso nelle regioni del centro nord. In Padania la Lega ha superato il 40% dei consensi, nell’area tosco emiliana il PD gode ancora di un consenso notevole. Questo dato sta a significare che quelle aree vedono Lega e PD come riferimenti. Non a caso Veneto, Lombardia, Emilia Romagna sono le regioni capofila nella richiesta dell’applicazione del 3° comma dell’art. 116 della Costituzione.
La destrutturazione delle culture politiche di riferimento ha fatto si che le barriere tra Lega e PD stiano venendo meno. Non bisogna mai dimenticare che molti esponenti del PD e del centrosinistra hanno sempre guardato con attenzione alla Lega ritenendo quell’elettorato vicino. In Veneto chi oggi vota Lega un tempo votava DC, In Emilia Romagna chi oggi vota Lega votava PCI. Gli stessi iscritti alla CGIL in parte votano Lega. La piazza di Torino pro TAV ha visto insieme PD, Lega e Forza Italia. Lega e PD intercettano istanze che chiedono di essere tradotte in azione di governo.
Perché ciò accada un governo tecnico come quello guidato a suo tempo da Lamberto Dini potrebbe essere utile. Governi trasformisti che hanno visto convergere sullo stesso piano forze politiche apparentemente alternative in nome di un superiore interesse hanno da sempre caratterizzato la storia politica italiana. Il Compromesso Storico, ossia l’intesa tra PCI e DC, agli occhi delle classi sociali subalterne venne giustificato con argomentazioni non molto dissimili da quelle che si sono poi ripetute a partire dagli anni 70 . Perfino la tecnica comunicativa è stata sempre la stessa.
Centrosinistra e organizzazioni sindacali hanno tirato in ballo l’antifascismo, il terrorismo, la questione morale, il conflitto di interessi, lo spread, il debito e il deficit pubblico, in una parola hanno contribuito a scioccare l’opinione pubblica per costruire consenso e proporsi all’establishment come forza politica e sociale credibile per attuare quelle politiche economiche e sociali richieste proprio dall’establishment.
Le oligarchie partitiche e sindacali per essere legittimate al governo hanno barattato il controllo delle classi sociali subalterne, ossia la pace sociale, con politiche economiche neoliberali. Il Compromesso storico è stato il presupposto ideologico che portò i ceti dirigenti del PCI e della CGIL ad abbracciare il neoliberalismo. Che sia così lo prova il sostegno dato ai governi Amato, Dini, Prodi, D’Alema e ancora Amato.
La risposta alla crisi del 2007-08 venne data ancora una volta dal centrosinistra divenuto PD e dai sindacati confederali i quali assecondarono l’introduzione di massicce dosi di neoliberalismo nel nostro sistema economico sostenendo i governo Monti, Letta, Renzi e Gentiloni.
La vittoria alle politiche del M5S ha reso impossibile l’ennesimo governo trasformista PD, Forza Italia, +Europa, L.eU con parte della Lega. In questo anno media di regime e establishment hanno lavorato per far crescere la Lega attaccando sempre e comunque il M5S . L’occasione per ribaltare il risultato delle politiche dello scorso anno è data dalle elezioni Europee e dallo scontro apertosi con l’Unione Europea.
Salvini alimenta lo scontro sia con l’UE che con il M5S al fine di rendere impraticabile qualsiasi tipo di mediazione. L’obiettivo di Salvini è quello di alzare ogni volta l’asticella del confronto per rendere impossibile qualsiasi intesa dimostrando nel contempo la debolezza di Conte e del M5S.
L’ingovernabilità è l’unica condizione per aprire una crisi di governo che con l’aiuto dei media di regime si cercherà di far ricadere integralmente sul M5S. All’indomani della crisi si apriranno scenari non molto diversi da quelli che portarono alla formazione del Governo Dini, cioè un governo tecnico di transizione che fatta la legge di stabilità porterà il prima possibile alle elezioni politiche anticipate. Il sostegno al governo di transizione aprirà ad un governo politico PD – Lega.

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