A Porta Pia la società civile, molto civile, di chi non ne può più!

di Giuseppe Cadeddu. Dopo un lungo sonno, che sia suonata la sveglia? La manifestazione di sabato a Roma, 50 o 70.000 persone in piazza non fa molta differenza, è stata incolore e indolore. Incolore perchè per la prima volta non c’erano bandiere ideologicamente schierate e indolore perché, per fortuna e capacità organizzative, non è accaduto nulla che potesse guastarla nel dolore. Eppure rara e importante come poche. Porta Pia è un sit-in, qualche gruppetto è stato subito isolato e comunque nella sostanza reso inoffensivo, ed ecco tutti insieme: giovani dal futuro nullo o incerto, adulti e persino anziani che faticano, i no Tav e i no casa, quelli in perenne attesa, lavoratori dipendenti e imprenditori, casalinghe, studenti, laureati, precari. Eccola la società civile, ma non quella dei salotti, delle patacche sulla giacca, delle belle parole e delle anime candide da talk show. Ecco la società di chi non ne può più. E nonostante questo ancora civile. Molto civile. Ma non più silente. Le forze dell’ordine c’erano, naturalmente, ma hanno gestito – o capito? – la situazione nel miglior modo: nessuna carica, nessuna reazione, giusto qualche arresto tra i cosidetti e soliti facinorosi. Malumori sotto Casa Pound i cui rappresentanti, avessero memoria, dovrebbero sfilare insieme agli altri visto che storicamente è sempre esistita una destra «sociale», popolare, che ha fatto della vicinanza e della lotta per i meno abbienti un preciso atout ideologico. Protesta, certo. Forte, anche. Di fronte alle sedi delle banche, di fronte ai palazzi del potere politico. Quel potere politico che sembra far quadrato visto che mai come oggi cerca e trova, un pò a fatica, una pacificazione e una stravagante vicinanza nonostante divisioni ataviche piene d’odio. Arroccato nella cittadella fortificata, diviso, lontano e altro dalla gente comune: quella della piazza, quella di poche centinaia di euro al mese, quella alle prese con una tassazione soffocante, con servizi pubblici insufficienti e burocrazia incomprensibile, con balzelli che cambiano sigla come i simboli di una slotmachine. Quella che non capisce la vergogna dei troppi privilegi e delle cose che non cambiano mai, nonostante gli annunci e le promesse, quella che non merita uno Stato così rappresentato. In ritardo rispetto a Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda ma forse anche l’Italia s’é desta.

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