Coronavirus. Mascherine introvabili!

di Redazione. Mascherine introvabili. Nonostante Di Maio si affanni nell’assicurare la nazione che – grazie a lui – ne arrivano a vagonate ogni giorno, a dire della gente le mascherine sono introvabili, mancano dappertutto, persino negli ospedali e ai medici di famiglia, e ognuno cerca di procurarsene come può o con il fai da te. C’è chi usa la carta da forno, chi le sciarpe e i canovacci, chi sfodera addirittura la coppa del reggiseno o l’assorbente della zia! Il web pullula di idee stravaganti e tutorial più o meno credibili per fare in casa le mascherine contro il coronavirus, ma per realizzare strumenti davvero utili bisogna rispettare certe indicazioni.


Mascherine “fai-da-te”. Le mascherine fatte in casa non ci proteggono dal coronavirus – affermano gli esperti – ma possono fungere da barriera verso l’esterno per evitare che chi le indossa diffonda il contagio: in un certo senso imitano le mascherine chirurgiche, ma hanno una funzionalità molto più limitata perché non aderiscono bene al volto e l’aria passa facilmente dai bordi esterni. E comunque, dovrebbero avere uno strato impermeabile e più strati filtranti di tessuto non tessuto, fatti ad esempio con compresse di garza

Mascherine chirurgiche. Quelle chirurgiche sono formate da 2 o 3 strati di tessuto non tessuto, in fibre di poliestere o polipropilene, che filtrano l’aria in uscita e proteggono da schizzi di liquido, come la saliva emessa con tosse o starnuti. In generale si assicurano al viso mediante lacci o elastici da passare dietro le orecchie o legare dietro la nuca; alcuni modelli sono dotati di un ferretto flessibile per una migliore aderenza alla sella nasale. Le mascherine approvate per uso come dispositivi medici sono state testate per assicurare specifici livelli di protezione nei confronti della penetrazione di sangue ed altri fluidi biologici attraverso le mucose di naso e bocca. Le mascherine forniscono una protezione nei confronti della diffusione dell’influenza sia bloccando le goccioline di secrezioni respiratorie emesse dalle persone malate che le indossano, sia impedendo che le medesime goccioline o spruzzi di secrezioni o altri fluidi biologici raggiungano le mucose di naso e bocca. Non sono fatte per proteggere nei confronti di aerosol fini che potrebbero contenere particelle infettanti di piccolissime dimensioni come i virus. Una volta usate, le mascherine monouso debbono essere immediatamente smaltite nella spazzatura.

Mascherine FFP1, FFP2 e FFP3. Sono realizzate con tre strati di ‘tessuto non tessuto’ a diversa densità. Lo strato esterno protegge dallo sporco più grossolano, lo strato intermedio filtra mentre quello interno dà forma alla maschera e protegge il filtro dall’umidità del respiro. Lo strato filtrante ha innanzitutto un effetto meccanico, perché rende tortuoso il passaggio dell’aria bloccando l’ingresso delle particelle più grosse, fino ai 10 micron di diametro; ma il suo vero segreto sta nell’avere una carica elettrostatica, che attrae e trattiene le particelle più piccole di 5 micron. La carica deve rimanere stabile nel tempo e in genere dura dai 3 ai 5 anni. La mascherina comunque va sostituita dopo un certo tempo di utilizzo perché perde l’aderenza al volto.

Le differenze fra FFP1, FFP2 e FFP3. In generale, maggiore è la classe (1, 2, 3), maggiore è la potenza filtrante della mascherina. Maggior protezione è garantita dalle mascherine conosciute con le sigle Ffp2 e Ffp3 che, se usate correttamente, filtrano rispettivamente il 92% e il 98% delle particelle. Questo livello di protezione, tuttavia,  potrebbe valere solo per chi le indossa.

Mascherine FFP1: filtri a bassa efficienza. La prima tipologia di mascherine è adatta per il filtraggio di particelle fini e polveri non tossiche, come silice, lana di vetro, grafite, cemento, zolfo, carbone, metalli ferrosi o legno tenero. Utilizzate spesso anche per i semplici lavori di bricolage, sono perlopiù richieste nell’industria tessile, nell’artigianato, nella metallurgia, nella falegnameria o nell’industria alimentare.
Mascherine FFP2: per filtrare sia particelle nocive solide che liquide. I modelli FFP2 hanno una capacità maggiore di filtraggio polveri e sono specificatamente progettati per filtrare le particelle fini, anche tossiche (levigatura di parti metalliche, resina, funghi…) o per proteggere da virus influenzali.
Mascherine FFP3: vasta protezione contro sostanze liquide e solide tossiche, radioattive, cancerogene, virus e batteri. La classe più alta di tutte offre un’altissima protezione contro le particelle molto fini e particolarmente pericolose. A differenza degli altri modelli, le mascherine FFP3 devono obbligatoriamente possedere una valvola, la quale, oltre a facilitare la respirazione, evita la formazione della condensa interna e dona un maggiore comfort.

All’inizio della diffusione del nuovo coronavirus nel mondo, e soprattutto in Italia, abbiamo assistito ad una corsa all’acquisto di mascherine con il risultato che ora questi dispositivi sono carenti, contingentati anche per le categorie professionali direttamente esposte.
Un uso corretto, razionale ed efficiente è quindi più che mai necessario: le mascherine antivirus possono essere addirittura inefficaci se non accompagnate da alcuni gesti fondamentali, come l’igiene delle mani.
Il dottor Giuseppe Gallo dell’Ufficio Qualità e la dottoressa Silvia Aluffi, operatore sanitario, dell’IRCCS Policlinico San Donato, ci spiegano come usare correttamente questi presidi.

Quando sono necessarie.
Le mascherine vanno indossate solo quando risulta difficile mantenere la distanza di sicurezza con le altre persone.
Indossarle mentre si cammina, da soli lungo una strada deserta, oppure in macchina è assolutamente inutile.
È uno spreco per l’intera comunità, visto che in questo momento reperirle è piuttosto difficile, anche per le strutture sanitarie.

Quando usare le mascherine chirurgiche.
Per la gente comune parliamo innanzitutto di mascherine chirurgiche, dispositivi medici a tutti gli effetti, il cui marchio CE indica la conformità ai requisiti essenziali di salute e sicurezza.

È consigliato l’utilizzo per:
– coloro che presentano sintomi quali tosse o starnuti;
– per i lavoratori impegnati in attività di prima necessità con il pubblico, che hanno per esempio contatto con beni alimentari.
Poiché la trasmissione del virus avviene per droplet, il loro utilizzo permette di bloccare la diffusione delle goccioline dalla bocca o dal naso, proteggendo chi le indossa e le persone che sono nelle vicinanze.

Mascherine Ffp2 e Ffp3: per uso professionale.
Maggior protezione è garantita dalle mascherine conosciute con le sigle Ffp2 e Ffp3 che, se usate correttamente, filtrano rispettivamente il 92% e il 98% delle particelle.
Questo livello di protezione, tuttavia, potrebbe valere solo per chi le indossa.

Sono riservate ad uso professionale. Come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità vengono date agli operatori direttamente a contatto con pazienti positivi, che svolgono azioni che potrebbero generare aerosol:
– broncoscopie;
– broncolavaggi;
– assistenza a pazienti intubati;
– procedure di intubazione ed estubazione.

Come indossarle.
Ribadiamo il concetto dell’importanza della distanza sociale, più che della mascherina, e dell’igiene delle mani.
Se tocchiamo la mascherina mentre la indossiamo, la portiamo al collo, continuiamo a toglierla e metterla, il suo utilizzo perde di efficacia.
Anzi, rischiamo di aumentare il rischio di contaminazione perché può essere fonte di infezione a causa dei microrganismi che si sono depositati sopra.
Ecco le regole fondamentali da seguire per indossare e rimuovere correttamente la mascherina chirurgica:
– lavare accuratamente le mani, con acqua e sapone o con un disinfettante a base alcolica, prima di indossarla;
– assicurarsi che il lato corretto della mascherina, solitamente bianco in quelle colorate, sia rivolto verso l’interno;
– far aderire bene la mascherina al viso e stringere il bordo superiore rigido intorno al ponte del naso e accertarsi che copra viso e bocca e che il bordo inferiore sia sotto il mento;
– evitare di toccare la mascherina mentre la si utilizza.

Come toglierle.
Attenzione e precauzioni sono necessarie anche nel momento in cui si tolgono.
Nella fase di rimozione è importante non toccare la parte davanti, che potrebbe essere contaminata. Questi i passi da fare:
– slegare i lacci o rimuovere le fasce;
– togliere la mascherina;
– gettarla subito in un contenitore chiuso, come un sacchetto di plastica;
– procedere con l’igiene delle mani.

Gli errori da evitare.
Contro la diffusione del virus è molto importante, adottare i comportamenti corretti.
Attenzione alla creazione “fai da te” di mascherine, perché l’efficacia è ignota;
non gettare le mascherine in contenitori non chiusi o non protetti;
evitare di usare indumenti a scopo protettivo (es: sciarpe): riparano al momento, ma poi dovrebbero essere gettati. È rischioso perché vengono toccati e rimessi in contatto con bocca e naso.

Contatto con superfici.
Non toccare le superfici (anche una scrivania, un tavolo… o peggio il carrello della spesa) e poi portarsi le mani a bocca, naso, occhi;
attenzione particolare ai fumatori: oltre al danno provocato dal fumo ai polmoni, questi rischiano di più perché il gesto di portarsi la sigaretta alla bocca è pericoloso.

Utilizzo dei guanti.
L’utilizzo dei guanti monouso va limitato ai casi in cui è consigliato e non esteso a tutto il giorno. Il virus non passa dalle mani, vi si deposita, come si deposita sui guanti.
Indossarli a lungo, inoltre, può essere controproducente, perché la pelle non traspira e con il caldo e l’umidità diventa terreno di coltura di microrganismi.
L’utilizzo dei guanti, quindi, deve essere limitato alle occasioni di contatto con superfici che potrebbero essere contaminate, come, per esempio, i carrelli della spesa.
Grande attenzione a come si tolgono: vanno levati al contrario e gettati immediatamente, perché diventano essi stessi fonte di propagazione.
Una volta tolti, procedere quindi sempre con l’igiene delle mani, anche solo con il gel alcolico.

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